UE e Italia di fronte alla crisi

Il 26 settembre settembre scorso, con la riunione del Comitato finanziario di Bruxelles, si è dato avvio all'iniziativa europea per affrontare la crisi economica mondiale, i contatti intergovernativi continuano a livello tecnico, diplomatico e politico, sappiamo infatti che si è svolto un vertice “G4” proposto da Sarcozy e tenutosi all'Eliseo.

Dopo il vertice di Parigi, i 27 ministri dell'Ecofin hanno dato il via libera ad uno schema comune che poi viene applicato country to country. Si è, in pratica, passati dal divieto degli aiuti di Stato al permesso degli aiuti e si è sottolineata l’utilità del sostegno alle banche dichiarando che tutto il possibile è stato coordinato.

In realtà in Europa la crisi si sta svolgendo con in maniera fortemente segmentata e differenziata, mentre è chiaro quanto accaduto negli USA, molto meno chiaro è il carattere della crisi in Europa. Secondo Tremonti questa è partita dalla fascia scandinava e si è poi estesa fino alla city di Londra mentre comportamenti diversi si sono avuti nel blocco dell'Europa centrale e in Spagna ed è sconosciuto quanto accade dal Baltico ai Paesi meridionali dell'Est Europa.

”L'Italia – ha dichiarato il ministro italiano - non presenta particolari anomalie. Il carattere meno sofisticato del sistema bancario lo ha preservato da alcuni caratteri di crisi. Riconosco, su questi temi, la convergenza con il mio predecessore che ha definito, più elegantemente, il sistema bancario italiano più robusto.''

Si è detto che l'Italia si è mossa “e non in ritardo. Era impossibile fare qualcosa fuori dallo schema europeo, noi lo abbiamo fatto a valle e non era nell'interesse del Paese un atto unilaterale” ha dichiarato Tremonti. E' stato necessario varare una decreto legge per prevedere l'eventuale intervento dello Stato nel capitale delle banche, perché l'attuale normativa italiana non lo permette, a differenza di altri Paesi dove misure di questo tipo sono già possibili.

L'intervento pubblico nel capitale delle banche ci sarà solo in caso di necessità, che al momento non sussiste. E i depositi sono garanti; primo, perché ''il problema non esiste alla radice in quanto le banche non possono fallire'' proprio perché il decreto non lo consente; secondo, perché comunque la garanzia dello Stato si affianca a quella del fondo interbancario fino a 103.000 euro.

''E' interesse del Paese che una banca non fallisca ed è nel potere del governo evitare il fallimento di una banca. Ma lo Stato non sarà attivo nella gestione. Il ruolo dello Stato sarà esaurito nelle azioni privilegiate, che non hanno potere di intervento diretto''. L'intervento dello Stato sarà quindi ''temporaneo'' e neutrale dal punto di vista della gestione. Questi interventi, ha detto ancora Tremonti ''se operati in modo corretto alla fine hanno un ritorno per il contribuente. Se la banca viene risanata si porta a casa un capitale maggiore''.

Intanto dall’opposizione si osserva che “di fronte ad una crisi finanziaria internazionale come quella attuale, che non ha precedenti nella storia, non si può sottacere il fatto che il sistema delle stock options rappresenti un vero e proprio schiaffo in faccia ai contribuenti.

In Italia, molti capitani coraggiosi, da Tronchetti Provera a Benetton, da Colaninno a Ligresti, da Gavio a Passera, hanno usufruito di questi meccanismi, nonostante le aziende da loro gestite andassero male. Ma il sistema è diffuso anche in molte società pubbliche, che gestiscono servizi pubblici locali.” Questo ha dichiarato Borghesi de l’Italia dei Valori.

''Noi non siamo nella situazione degli altri Paesi - garantisce Berlusconi dopo i contatti di questi ultimi giorni con i leader europei e con George Bush - La crisi si é sviluppata negli Stati Uniti e soprattutto nei paesi Nord europei. L'intervento di nazionalizzazione seguito dalla Gran Bretagna, ma anche dalla Francia e dal Belgio, é molto diverso dal nostro''.

Lo stesso Berlusconi spiega così la ratio del decreto governativo: ''Non vorremmo che questa situazione inducesse le banche a diventare eccessivamente prudenti, facendo mancare ossigeno alle imprese''. Insomma, ''nessun risparmiatore italiano perderà un euro''. ''Questo e' un timbro notarile su una cosa che era già certa'', conclude il Cavaliere.

A proposito di questo singolo euro che nessun italiano perderà, solo oggi, dopo avercelo detto innumerevoli volte, ha precisato che si riferisce ai depositi bancari, forse qualcuno deve avergli spiegato che gli italiani, di euro, ne hanno già persi parecchie centinaia forse migliaia (a seconda del portafoglio) in borsa e nei fondi.

L’ottimismo del nostro conducator sembra cozzare duramente con la BCE che dichiara che con l'aumento delle turbolenze nei mercati finanziari l'incertezza ha raggiunto un livello straordinariamente elevato. La banca centrale ritiene “difficile valutare le prospettive economiche di breve-medio termine”, ma è possibile “una graduale ripresa nel 2009” e sono probabili ripercussioni sull'economia mondiale. La BCE evidenzia infine che “Grecia, Francia, Italia e Portogallo” non hanno rispettato nell'ultimo decennio gli obbiettivi di bilancio del patto di stabilità.

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