masseria San Giovanni

Continuiamo la pubblicazione della Platea dei Domenicani, conservata nell’Archivio di Stato di Brindisi, già iniziata su http://argutoignorante.blogspot.com/


MASSERIA SAN GIOVANNI


Possiede questo convento una massaria volgarmente detta di San Giovanni nel territorio di questa Terra, consistente in due chiusure. Una dove vi è l’abitazione, di tomola trenta di terre serrate, confina da sirocco la via che va da Ceglie a Martina, da ponente altre terre del convento di detta massaria, demaniali. Da tramontana il passaturo che va a San Pietro e da levante vigne concesse dall’Abate Amati in emphiteusim. E l’altra chiusarella di tomola sette di terre serrate, confinante da sirocco il passaturo che si va a San Pietro, da levante e tramontana l’Abbate Amati, da ponente il Rev.do Capitolo di Ceglie. Vi sono in dette chiusure pieni d’alberi di fragni, tutti alberi compassati. Vi sono ancora in detta massaria tomola quarantotto di terre demaniali, confinanti da sirocco la via che si va da Ceglie a l’Ulmo. Da ponente la chiusura di Fra Carlo di detto convento, da tramontana li demanj di San Pietro. Da levante il Rev.do Capitolo di Ceglie e la chiusura di San Giovanni. Benché nella Platea antica diceva che le terre serrate di detta massaria erano tomola cinquanta e l’aperte anche tomola cinquanta. Oggi però sono come s’è detto di sopra per essere il restante incorporato alla Massaria di San Pietro. Vi è in detta massaria e propriamente entro la chiusura grande serrata l’abitazione, guarnita con posti di pecore, di bovi, giardino e cisterna. Pervenne al convento per donazione fatta dalla quondam Donna Aurelia Sanseverino, fondatrice di questo Convento, la quale a’ 6 di aprile del 1537, donò al Padre Fra Ambrogio de’ Parisius [Parisi], Vicario del convento, da essa donna Aurelia fondatrice, due cappelle de Jure Patronatus della Casa Sanseverino, una della Natività della Madonna e l’altra di San Giovanni Evangelista, detta dello Spedale, e diede oltre alcuni censi minuti enfiteutici fondati sopra alcune case entro questa Terra, come diffusamente in appresso si noteranno. Diede ancora questa massaria di San Giovanni per dote di dette Cappelle e per sostentamento de’ Frati, e li diede in virtù dei suoi privilegj la facoltà di serrarsi tomola quindici di terre demaniali, col peso d’una Messa la settimana per l’anima sua e de’ suoi, come per istromento rogato per Notar Apostolico Abb. Don Lorenzo Petrangolo della Città d’Ostuni a’ 6 di aprile 1537. Se ne conserva copia in carta pergamena segnata litt. H num. 6.Si trova in deposito un memoriale con rescritto della Sacra Congregazione remissin al Vescovo di Oria del 1661, in cui s’espone, come questo Rev.do Capitolo possiede tomola cinquanta di terre aperte e dirute con cisterna ad acqua, giardinello, casella con largo di fuori ed una corticella, stimate per docati centoquaranta e si riceve la facoltà di cambiarle con due chiusure di questo Convento. Vi è documento in deposito segnato litt. C num. 7. Non si crede fosse sortito detto cambio, perché il detto memoriale con rescritto della Sacra Congregazione non dovrebbe stare in Convento, ma nella Curia d’Ojra, o inserito nel stromento del cambio, vi si mette questo come stimandosi meglio abbandonare nell’espressioni, che essere in questa manchevole, come in fatti non è sortito, perché le possiede presentemente il Capitolo di Ceglie.


Not. Thomas Lamarina, Comm. Deleg. Pietro di Summa, Agrim.

Commento:
La descrizione della masseria San Giovanni contiene interessanti annotazioni:a) se si osserva attentamente la mappa: l’antica strada che da Ceglie portava alla Franca Martina passava per l’Ulmo;b) l’estensione della masseria oltre a confinare con i possedimenti della massaria San Pietro e quella dell’Abate Amati, confinava da mezzogiorno con la via per Martina o per l’Ulmo, la stessa via separava i beni della masseria San Giovanni da quelli del Canonico Giovan Antonio Nannavecchia, proprietario della masseria La Selva, che era anche chiamata masseria di Specchia Preziosa;c) A tramontana, invece, vi era il viottolo che portava a Locospinuso, in cui si trovava una foggia.Esiste ancora la masseria San Giovanni? La contrada esiste tuttora con questo toponimo, mentre la masseria, forse, mutò in seguito nome. Non vorrei sbagliarmi, credo che ulteriori ricerche potrebbero accertare se sia quella di Picoco o quella di Marangi.Le altre annotazioni di rilievo sono: quella riguardante la donatrice, la baronessa Aurelia Sanseverino, fondatrice del convento dei domenicani, e quella circa le due cappelle che vengono donate ai frati: San Giovanni Evangelista e la Natività della Vergine. La prima cappella conosciamo dove era ubicata, mentre non conosciamo dove fosse ubicata la seconda.L’unico riferimento che ho trovato riguardo la cappella della Natività della Vergine è quello contenuto nella Visita Pastorale di Mons. Bernardino Figueroa, Arcivescovo di Oria e Brindisi (1572-1586), fatta a Ceglie nel febbraio 1573. Essa riferisce che la cappella era a ridosso delle mura, appena fuori la porta della Croce e null’altro. Fatto strano è che l’indicazione è scomparsa anche dalla toponomastica dell’antico borgo medioevale. Mentre tuttora sussistono le indicazioni di cappelle scomparse come Ogni Santo e San Martino non si riscontra il toponimo Natività della Vergine.Se si riuscirà a trovare il documento della donazione del 1537 e quello riguardante la fondazione del convento domenicano del 1534, si scopriranno sicuramente altre notizie interessanti ed inedite della nostra storia.
Pubblicato da dg

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