trade union 2.0

"La Cgil smetta di essere egocentrica e narcisistica. Non può pensare di essere il centro del mondo": ha tuonato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, il quale vuole raggiungere un accordo preventivo con la Confindustria sulla riforma dei contratti prima di presentarsi a discutere con il governo. Bonanni, che pare abbia dimenticato definitivamente il suo passato di iscritto alla CGIL, afferma che "non esiste solo quel sindacato che dice soltanto no e che invita solo alla mobilitazione politica". Quanto ai dati diffusi dalla Cgil sulle proiezioni dell'eventuale accordo, per Bonanni "hanno dato molti dati sballati, volutamente sballati. Tante bugie per demonizzare un accordo che invece dobbiamo fare. Sono dieci anni che la stessa organizzazione rompe ogni tentativo di rinnovamento del sistema contrattuale. Noi vogliamo dal governo il taglio delle tasse sul salario, se la Cgil la butta in politica non lo otterremo e a questo noi non ci stiamo. Noi andiamo avanti con i lavoratori - ha soggiunto il leader della Cisl - e puntiamo all'unità di tutti i lavoratori. Miriamo all'alleanza di tutte le realtà di buona volontà, che sono numerosissime e devono trovare il coraggio della responsabilità. Basta con le accuse ed i litigi".

Buona conclusione per chi, sta accusando e litigando, proponendosi come “il sindacato della responsabilità” e chiede “un governo condiviso delle questioni economiche e sociali del paese”.

La Cisl, ha continuato Bonanni, ''non è timida, è cauta con questo governo perché cerca un accordo. Ma se le nostre richieste non saranno accolte, se la Cisl non ottiene quello che chiede, lo sciopero lo faremo noi. E non sarà uno sciopero politico. Sarà uno sciopero sindacale contro il governo Berlusconi. Oggi è in gioco l'unità dei lavoratori e non solo delle organizzazioni sindacali. Ma sia chiaro: l'unità non è un fine. E' uno strumento''. Per il leader della Cisl, ''ci vuole tolleranza, disponibilità, senso di responsabilità. Perché non si vuole riconoscere che il pluralismo sindacale è una ricchezza nel nostro paese? Anche la natura autonoma del sindacato oggi è in discussione, la sua natura di soggetto contrattuale.”

Certo è che sarebbe interessante capire, a questo punto, la differenza fra uno sciopero sindacale e uno politico quando si tratta di argomenti inerenti i contratti di lavoro, perché credo sia chiaro a tutti che quando, ad esempio, si scende in piazza per manifestare contro la cosiddetta riforma Gelmini, che in realtà si occupa solo di tagli economici al bilancio dedicato all’istruzione, lo si fa per motivi politici e che quando gli insegnanti scioperano per gli inadeguati trattamenti economici lo fanno per motivi sindacali.

In effetti credo, invece, che Bonanni approfitti della confusione e della sovrapposizione che in Italia si è, storicamente, verificata fra sindacato e politica per giustificare la sua uscita dall’angolo della difesa di parte che, il suo sindacato e la Uil hanno fatta propria, a partire dagli anni ottanta in poi. Queste due organizzazioni si sono, in realtà, prestissimo allontanate dal breve periodo della cosiddetta unità sindacale per percorrere, a differenza della Cgil, una strada di consociativismo col governo del paese, lasciando a quest’ultima il difficile lavoro di rivendicazioni effettivamente sindacali, che ironia della sorte, essendo realmente dalla parte dei lavoratori, sono state considerate politiche.

Occorre che si proceda ad una effettiva distinzione fra parte politica e parte sindacale affinché la fase contrattuale sia effettivamente limitata al confronto fra la parte datoriale e la parte sindacale, il Governo deve fare il suo lavoro cioè governare ed intervenire come parte datoriale solo nel caso dei contratti relativi ai dipendenti pubblici.

La mediazione del Governo, cioè, deve essere chiesta solo quando l’accordo fra le parti sociali diventa impossibile a causa della inconciliabilità degli interessi alla luce delle leggi vigenti. In definitiva occorre chiarezza: il sindacato faccia sindacalismo, il partito faccia politica, il Governo governi, possibilmente senza attendere che le parti sociali siano costrette a sostituire i partiti nella richiesta di regole.

Commenti

Anonimo ha detto…
Anche il sindacato per me resta un mistero!
Io ho militato attivamente per vent'anni nel sindacato metalmeccanico della CISL ai tempi entusiasmanti e magici dell'unità con CGIL e UIL. Veramente l'unità era reale e realizzata nella sola categoria dei metalmeccanici, ma questa da sola bastava a trainare col proprio entusiasmo combattente la totalità dei lavoratori, specialmente nell'industria in genere manifatturiera. La CISL era nel proprio DNA una costola dei partiti filogovernativi ed una quinta colonna del padronato nel movimento operaio. La CGIL e la UIL sembravano voler essere, di riflesso, il supporto organizzativo dei partiti di opposizione nei luoghi di lavoro.
Oggi le parti si invertono e poi si invertono ancora se cambia governo. Non riesco a capirli. Fortuna che ho finito il lavoro!
Ciao
Pietro Santo
smemorato ha detto…
Io figlio di operaio assunto alla Fiat di Torino nell'anno dell'autunno caldo ho vissuto di riflesso il sindacato metalmeccanico dell'unità sindacale, gli eccessi furono tali da portare alla cosidetta "marcia dei quarantamila" che in realtà erano scarsi diecimila, ma bastarono per rompere il giocattolo. Sono iscritto alla CGIL da quando sono lavoratore attivo, non che sia aliena da errori (anche grossi e madornali), lo ritengo l'unico sindacato sempre e comunque attaccato alla sua base, gli altri due, sicuramente meno la UIL, sono quasi sempre organici al governo del paese. Il sindacato faccia sindacalismo, il partito faccia politica, il governo governi (quello corrente comanda).

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