Toghe toghe

Un avvocato di Berlusconi alla Corte Costituzionale? No! Nemmeno nella maggioranza sono tutti convinti che sia una buona idea. Tant’è che al quarto scrutinio per l’elezione del giudice che siederà alla Consulta, il candidato del Pdl Gaetano Pecorella, già legale del premier, non ha fatto l’en plein. Il voto si è chiuso con una fumata nera, perché non è stato raggiunto il quorum, Pecorella si è fermato a 445 voti, mentre sulla carta ne avrebbe potuti avere 481: tutta la Lega e il Pdl, l’Udc e i radicali del Pd.La Lega si tira fuori: “coerentemente con quanto già dichiarato”, hanno votato e voteranno l’ex avvocato di Berlusconi, imputato per depistaggio nell’inchiesta sulle stragi nere di Brescia e Milano. Un curriculum niente male che, secondo la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, “non garantirebbe l’autorevolezza della Corte e la serenità del suo giudicare, e coinvolgerebbe nella polemica anche le due Camere”. Per la prima volta, infatti, “la Corte Costituzionale si troverebbe a decidere su un’autorizzazione a procedere su uno dei propri componenti”. Si potrebbe, aristotelicamente, estendere il lodo Alfano dal premier agli avvocati del premier e tac: problema risolto!
Quindi le trattative tra Pdl e opposizioni, che sembravano vicine a uno scambio sui nomi di Leoluca Orlando e Gaetano Pecorella (il primo alla Vigilanza, il secondo alla Consulta), si sono bruscamente interrotte.Un po’ di storia: c’è un fascicolo aperto dalla Procura di Brescia in cui Pecorella risulta indagato per ''favoreggiamento'' di Delfo Zorzi, accusato di aver venduto il materiale esplosivo usato nella strage di piazza della Loggia a Brescia nel 1974. L'accusa nei confronti di Pecorella, ex presidente della commissione Giustizia della Camera, e' quella di aver consegnato una somma di denaro al pentito Martino Siciliano per fargli ritrattare i riferimenti a Zorzi.Quindi è reale il fatto che se Pecorella fosse rinviato a giudizio dopo essere stato eletto alla Consulta (il reato di cui accusato cadrebbe in prescrizione solo a fine 2009), si aprirebbe uno scenario istituzionale inedito.
Di ''necessaria verifica'' con Antonio Di Pietro parla Anna Finocchiaro, colei che si è battuta con più vigore per convincere il Pd a non sostenere la candidatura di Pecorella. Ma il leader dell'Idv non sembra disposto a ritirare il nome di Orlando per favorire il disgelo tra maggioranza e opposizione.Dietro le quinte di una situazione che conferma il muro contro muro tra maggioranza e opposizione, iniziano a circolare i nomi di nuove candidature. Pdl e Lega potrebbero alla fine optare per la candidatura di Donato Bruno, deputato del partito del premier Berlusconi, per la Consulta. Per quanto riguarda invece la Vigilanza, rispuntano i nomi di Giuseppe Giulietti (Idv), Giovanna Melandri (Pd), Gianpiero D'Alia (Udc). Intanto i parlamentari radicali che occupano da più di una settimana la sede della Commissione di Vigilanza dichiarano intanto in una nota la loro piena disponibilità a votare Orlando e Pecorella (!?).

Commenti

Anonimo ha detto…
Caro Giacomo
questi ultimi due post da te pubblicati si possono chiudere, per me, in un solo commento.
Se io avessi saputo 32 mesi addietro dell'esistenza di questo esimio architetto, gli avrei chiesto di intervenire per salvare l'ultimo verde del mio quartiere dalla cementificazione e mi sarei risparmiato un agguato che solo per miracolo non mi è costato tutto. Avrei risparmiato al nostro più autorevole pastore locale l'onta di essere additato come benefattore della cupola del cemento alla faccia delle volontà olografe di una umile suora, che avrà comunque la sua rivincita dall'aldilà. Avrei risparmiato a degli illustri mascalzoni il rischio della galera. Non rischierei ancora la pelle, se avessi incontrato un così buon architetto, come dici quello del pug di Ceglie!
Continuando...
Dopo l'aggressione di 26 mesi fa non ho più un solo amico nella politica locale, uno che sia uno dei vecchissimi fraterni questuanti silenziosi di voto. Uno che sia uno dall'estrema sinistra, fino a sfiorare il centro! Alcuni vecchi compagni di lotta non si sono nemmeno accorti dell'accaduto. Non ti ho parlato dei giornalisti!
Per fortuna nessuno mi ha ancora rimproverato che me la sono cercata!
Sono indesiderato pure nel partito-bus di Di Pietro, dove mi hanno "spinto" fuori, come al vecchio gioco che si faceva sulla panca, per far posto ad un consigliere comunale dell'attuale maggioranza arcoriana del comune di brindisi! (Tra parentesi nessuno rimprovera a Tonino che il consigliere imbarcato da IDV di Brindisi è il ventunesimo voto che regge la maggioranza tutta di destra del governo di Brindisi!).
Ho dimenticato niente?
Nulla di nuovo sotto il sole: mi dispiace per Orlando che sarà sacrificato agli avvocati di Silvio, è successo anche a me, ma questa è un'altra storia che non mi piace raccontare!
Ciao
Pietro Santo
smemorato ha detto…
Caro Pietro, la tua concreta amarezza, s'aggiunge alla mia più teorica, ma anch'essa dolente.
Anonimo ha detto…
ROMA - Fumata nera anche oggi, nell'Aula di Montecitorio, per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale in sostituzione del dimissionario Romano Vaccarella. Anche stamani, come era successo ieri sera, nel Parlamento in seduta comune è mancato il numero legale. Il vicepresidente della Camera Antonio Leone ha comunicato, ad un'aula sostanzialmente vuota, che la prossima votazione è in calendario per lunedì 20 ottobre alle ore 15. Anche in quel caso, ammesso che si raggiunga il numero legale, sarà richiesta la maggioranza dei tre quinti. Quella che si terrà lunedì sarà l'ottava votazione in questa legislatura, la diciannovesima dalle dimissioni di Romano Vaccarella, nel maggio del 2007.

Sono stati solo 87 i deputati e senatori che hanno partecipato, stamani nell'Aula di Montecitorio, alla votazione per eleggere un giudice della Corte Costituzionale: meno del 10% degli aventi diritti: Camera e Senato, infatti, sono composti da 952 membri.

STRISCIONE DEI RADICALI IN AULA

Manifestazione dei Radicali nell'Aula di Montecitorio durante la votazione per eleggere un giudice della Corte costituzionale. Mentre era in corso la 'chiama', i nove parlamentari radicali hanno esposto nell'emiciclo praticamente deserto uno striscione con la scritta "Fino a quando?". Il vicepresidente della Camera Antonio Leone li ha pregati di rimuoverlo. "Non è consenutito esporre simboli o manifesti in Aula", ha detto. Ma la risposta di Emma Bonino è stata: "Non é un simbolo, ma una domanda". "Una domanda a cui non posso rispondere", ribatte Leone". Il vicepresidente chiede di rimuovere lo striscione per due volte. Alla terza, è costretto a chiedere l'intervento dei commessi.

PDL DISERTA AULA

di Anna Laura Bussa

ROMA - Per 121 voti il candidato scelto dal Pdl per diventare giudice della Consulta, Gaetano Pecorella, non ce la fa. Per essere eletto ci vogliono 572 voti, cioé i tre quinti dei componenti, ma lui ne ottiene alla prima votazione solo 445 e alla seconda 411. Il Pdl, così, decide di non andare avanti e il presidente dei deputati Fabrizio Cicchitto manda un sms a tutti i parlamentari: in attesa di conoscere gli esiti delle riunioni dei capigruppo in corso, non prenderemo più parte alle votazioni convocate per stasera e domani.

Ma i parlamentari a Montecitorio non ci sono più da un pezzo perché la maggior parte di loro, dopo la prima votazione, abbandona il Palazzo. Domani c'é lo sciopero degli aerei e non si può rinviare la partenza. Centinaia di valige, infatti, affollano il guardaroba della Camera dalle prime ore del mattino. Il muro contro muro, insomma, continua, ma non è stallo completo. Cicchitto, infatti, subito dopo aver preso la decisione di disertare le votazioni con gli altri vertici del partito, promuove un incontro con i capigruppo dell'opposizione di Camera e Senato nel suo ufficio per fare il punto della situazione. E alla fine un risultato si ottiene: l'elezione del giudice da mandare alla Corte Costituzionale diventa una vicenda da tenere separata da quella della presidenza della Vigilanza Rai.

E andrà risolta prima. La linea passa, anche con l'intesa dell'Idv. Voi della maggioranza, però, è la richiesta di Anna Finocchiaro e di Antonello Soro, dovete darci il nome di un altro candidato per la Consulta che ne abbia "i requisiti", come precisa il segretario del Pd Walter Veltroni in serata, e noi ve lo voteremo. Il Pdl, invece, punta i piedi su un altra questione: Leoluca Orlando alla Vigilanza non lo voteremo mai. Chiariti i punti di vista tra i poli, i presidenti delle Camere confermano a grandi linee il calendario delle convocazioni del Parlamento in seduta comune. L'impegno preso anche con il capo dello Stato, si spiega, era quello di convocare il Parlamento ad oltranza e non si può venire meno a questo neanche se la maggioranza decide di non prendere più parte al voto. Però per domani si convoca solo una seduta, rispetto alle tre previste fino a ieri. Nel frattempo, i contatti tra leader e capigruppo dei poli continuano senza sosta.

E non è detto che già all'inizio della prossima settimana si possa arrivare ad un risultato. In molti continuano a sostenere che il prossimo candidato del Pdl potrebbe essere l'attuale presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Donato Bruno, mentre altri puntano ad un outsider fuori del Parlamento. In attesa di capire meglio quale sarà la conclusione della vicenda, Pecorella reagisce e, per far capire che non esiste "alcun impedimento istituzionale" nei suoi confronti, come sostenuto dal Pd, scrive una lettera ai presidenti della Camere Gianfranco Fini e Renato Schifani.

Non solo non ci sarebbe stato alcun bisogno di chiedere l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti nel caso fosse cominciato il processo a Milano, precisa - perché se l'autorizzazione a procedere non esiste più nei confronti dei parlamentari non esiste più neanche nei confronti dei consiglieri della Corte - ma le accuse di favoreggiamento che gli sono state mosse arriverebbero da un "pentito definito inattendibile dagli stessi magistrati". Nella stessa maggioranza si spiega però che, seppure il candidato ufficiale resta Pecorella, è chiaro che per sbloccare la situazione si dovrà guardare altrove. Non si può continuare a tenere il Parlamento fermo in un momento come questo e da martedì sono in calendario provvedimenti considerati troppo importanti dal governo per accettare ancora soste forzate. Sul punto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da Bruxelles è chiarissimo: "Alla gente del giudice della Consulta - afferma ai cronisti - non gliene può fregare di meno".

PD APRE DIALOGO, DOPO PECORELLA VOTIAMO NUOVO NOME PDL

di Cristina Ferrulli

ROMA - La decisione di non partecipare, stasera e domani, al voto per l'elezione del giudice della Consulta è la conferma che "neanche la maggioranza punta veramente su Pecorella" e che quindi la vera partita si deve ancora aprire. Ma, invece di gridare allo scandalo istituzionale, il Pd prova a riaprire il dialogo per sbloccare lo stallo, ripartendo dalla Corte Costituzionale.

"Aspettiamo la fine dell'irragionevolezza, se ci fanno un altro nome siamo pronti a votarlo", è l'apertura di Walter Veltroni che oggi ha mandato avanti i capigruppo per tessere la tela, da un lato, con la maggioranza e dall'altro con Antonio Di Pietro. Il Pd tiene aperta la porta alla maggioranza e ora torna a separare le questioni Consulta e Vigilanza per risultare, a 10 giorni dalla manifestazione del Circo Massimo, inattaccabile a chi, come il leader dell'Idv, è pronto a denunciare "scambi" di posti tra maggioranza e opposizione e per affrontare il nodo Vigilanza dopo la piazza. "Il centrodestra indichi un altro candidato e noi lo voteremo", è l'offerta che rilancia Massimo D'Alema; e poi anche i capigruppo Soro e Finocchiaro nella riunione informale svoltasi in serata nella stanza del capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Disponibilità che per la prima volta sarebbe stata avanzata anche dall'Idv dopo un pressing alla ragionevolezza arrivato per tutta la giornata dai Democratici.

L'incontro tra Veltroni e Di Pietro non c'é stato, ma nei contatti tra i capigruppo il Pd ha spiegato che nessuno ha intenzione di abbandonare Leoluca Orlando, almeno per ora. Tuttavia, dice un dirigente democratico, "é ora che Di Pietro faccia la sua parte". I rapporti tra il Pd e l'alleato restano difficili anche perché oltre all'intesa sulla Vigilanza è ancora aperta la partita sulla Regione Abruzzo, per la quale il Pd lavora ancora ad un'alleanza larga, dall'Udc all'Idv, magari concedendo anche a Di Pietro il candidato alla presidenza Carlo Costantini. "Per la Vigilanza Rai - è l'invito arrivato da Finocchiaro e Soro - é necessario che tutte le forze politiche, nessuna esclusa, si assumano la responsabilità politica a cui siamo chiamati dalle più alte cariche dello Stato. Non possono esistere partiti che si comportano come se la questione ancora non esistesse".

Il Pd propone dunque di procedere per passi, eleggendo prima il giudice della Consulta e poi il presidente della Vigilanza. Elezione che dunque dovrebbe avvenire dopo la manifestazione del 25 ottobre, nella quale Pd e Idv si troveranno insieme in piazza. Ma la questione, assicura Veltroni, non sarà il cuore della manifestazione. "A me interessa parlare della crisi economica, non della politichetta", precisa il leader del Pd che oggi ha presentato le 11 proposte dei democratici per integrare il piano anti-crisi del governo. "Siamo un'opposizione seria e responsabile - dice Veltroni - che avanza soluzioni in una situazione di emergenza per gli italiani. Non prendo neanche in considerazione che il governo non accolga le nostre proposte".

VIGILANZA, MANCA ANCORA IL NUMERO LEGALE
Nulla di fatto in Commissione di Vigilanza Rai per l'elezione del presidente. Dopo quattro mesi di votazioni, la maggioranza ha fatto ancora una volta mancare il numero legale per la scelta del presidente della Bicamerale. Presenti soltanto i rappresentanti dell'opposizione, tra i quali Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori che rimane il candidato anche del Pd. Si voterà nuovamente alle 18:30 e poi alle 22.

CAPEZZONE: SUDDITANZA PD RISPETTO DI PIETRO - "E' davvero spiacevole constatare ancora una volta la sudditanza di Veltroni e del Pd rispetto a Di Pietro. Il 'no' a Pecorella non può essere spiegato diversamente: Di Pietro aveva posto il veto, e Veltroni, in vista della piazza del 25, non vuole apparire più 'morbido' dell'ex pm". Lo afferma Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia. "Ma possibile - continua Capezzone - che Veltroni non abbia ancora compreso che inseguire Di Pietro sul terreno della demagogia e dell'anti berlusconismo è letale per il Pd? Davvero Veltroni pensa che il Pd esca rafforzato da una contesa che lo schiaccerà su posizioni estremiste e giustizialiste?".

ROTONDI: STALLO INCOMPRENSIBILE, COLPO DI RENI - "Lo stallo è incomprensibile. Il Capo dello Stato e i presidenti delle Camere hanno fatto il loro dovere, ora è il Parlamento in dovere di un colpo di reni". Così il segretario della DcA-PdL, on. Gianfranco Rotondi, sul nodo per l'elezione del presidente della Commissione di Vigilanza Rai e del giudice della Consulta.

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