La Russia di Putin, vista attraverso gli occhi di Anna Politkovskaja.

Putin, lo sappiamo, prima di essere Presidente incontrastato della Federazione Russa, è stato capo del KGB, la feroce polizia segreta dell’URSS. I suoi metodi sono rimasti gli stessi. Ce lo ha raccontato Anna Politkovskaja nei suoi scritti. 

Anna Politkovskaja era una coraggiosa giornalista della “Novaja Gazeta”, morta a soli 48 anni per aver denunciato le violazioni dei diritti umani durante la seconda guerra cecena. Con i suoi reportage e le sue inchieste non ha lesinato critiche a Putin, accusandolo apertamente del mancato rispetto dello stato di diritto. 

Fu assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, nonostante le minacce, Anna Politkovskaja non voleva abdicare al suo dovere di giornalista: per amore della democrazia combattè armata solo della sua penna, un'arma temuta da Putin come da tutti gli uomini di potere. L’assassinio della Politkovskaja poteva essere un allarme, il momento per prendere le distanze da Putin da parte degli europei. 

Putin, invece, continuò ad essere riconosciuto dall’Occidente partner commerciale privilegiato, facendo incrementare la crescita economica russa e l'arricchimento abnorme degli oligarchi che con metodi mafiosi investivano fiumi di denaro in tutta Europa e negli USA.

Leggere Anna Politkovskaja guardando la tragedia ucraina, può aumentare la consapevolezza delle cause, significa capire meglio quale è il sistema di potere post-sovietico, chi è l’uomo che lo incarna, al di sopra di ogni legge democratica, nessuno può essere cinico o indifferente di fronte a quanto accade.

Fuori la città di Groznyj c’è un cartello: "vivere in Cecenia è da eroi". Lo stesso potrà essere scritto fuori Mariupol, per l’Ucraina. 

"L'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede." questo celebre pensiero ci ha lasciato, fra tanto altro, Anna Politkovskaja, speriamo che sia di esempio a quanti un questi giorni si esercitano solo in propaganda.


   

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