MASSERIA DEL FU DOMENICO NANNAVECCHIA

Possiede questo convento una massaria di tomola 56, stoppelli 5 e due terzi di terre serrate nel ristretto di questa Terra e propriamente nella strada che va da Ceglie a San Vito, con alberi dolive n° 280, con ortora tre di vigne,casino, consistente in due camere soprane lamiate e sottani, suppenne di bovi, forno e quattro cisterne ed altri membri, chiamata la massaria del fu Domenico Nannavecchia, ex nomine antiquorum possidentium, confina colli beni del Dott. Landi da ponente e con li beni dell’Ill.stre Duca di questa Terra da sirocco, via publica ed altri confini. Pervenne al monistero per lascito fatto dal quondam Domenico Nannavecchia, da Maria Antonia Epicoco e da Caterina Nannavecchia, Padre e Madre e sorella del nostro Padre Lettore Fra Giovanni Nannavecchia.

Oltre di questa massaria lasciarono anche una chiusura piena d’olive in luogo detto Lo Largo, seu Cotrino, incorporata alla chiusura detta comunemente Padre Maestro Ippolito. Due case soprane con li loro appartamenti di basso e un cellaro, attaccate a dette case, sotto l’arco della Madonna della Grazia e dette case sono propriamente sotto il campanile della Chiesa Madrice. Le vigne agli Cinarazzi e le vigne alli Cuocilini. Un laminone col suo cortile e cisterna sotto la Bottega di Nisco.

Caricati questi beni col peso di Messe tre la settimana. E docati 500 di contanti, con certe vacche, bovi aratori ed altro, come dalla carta dotale fatta da Domenico Nannavecchia e Caterina Nannavecchia sua figlia, quando si casò coll Dott. Fisico Oronzo Greco, come per Notar Donatantonio Vitale a‘ tre di novembre 1709. Vi fu il patto che morendo essa Caterina senza figli, o con quelli non pervenuti in età d’anni 18, tutti li suddetti beni andassero al convento coll’obbligo di Messe tre la settimanana nell’altare di San Domenico per l’anima sua e di sua moglie Mariantonia Epicoco e di detta Sig.ra Caterina sua figlia, ed altri suoi figli e congionti, ed espressamente vuole che la terza Messa sia per l’anima di detta sua figlia Caterina e del detto Oronzo Greco e d’altri congionti.

Quale dichiarazione con altre dichiarazioni spettanti a detta eredità, perché non espressi nei capitoli madrimoniali, per atto publico l’espresse a‘ 7 di agosto 1729 per Notar Domenico Lamarina, vi è documento in cassa di deposito, segnato litt. A num. 107.

Notar Thomas Lamarina

Pietro Di Summa, Agrimensore

(Platea dei Domenicani, Archivio di Stato di Brindisi)

Commento:

La Masseria Nannavecchia, esiste tuttora sulla vecchia via per Brindisi, tra le contrade Patrelli e Falascuso,a circa 3 km da Ceglie.

Interessante è l’annotazione degli altri beni lasciati in eredità al Convento di San Domenico, in particolare: “le due case soprane con li loro appartamenti di basso e un cellaro, attaccate a dette case, sotto l’arco della Madonna della Grazia e dette case sono propriamente sotto il campanile della Chiesa Madrice“.

Dove era ubicato l’Arco della Madonna della Grazia? Non tutti sanno che scendendo da Via Maddalena verso la Piazza Vecchia ad un certo punto, sulla sinistra, si apriva un arco che immettava verso Via Greco e permetteva di accedere verso l’ingresso dell’attuale Palazzo Greco. Purtroppo, l’arco fu chiuso tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta per un accordo segreto tra il proprietario del Palazzo Greco, Sig. Nicola Greco, e l’Arciprete della Chiesa Madre, Sac. Luigi Papadia, col consenso tacito dell’Amministrazione Comunale di allora. Dalla chiusura dell’arco si ricavarono due abitazioni: una servì come rimessa per il Sig. Greco e l’altro come accesso per il salone della Chiesa Madre. Di fatto, proprio sotto l’arco vi era l’ingresso dell’attuale salone della Chiesa Madre. Nella seconda metà dell‘800, dal Capitolo della Collegiata furono acquistati gli immobili che erano stati proprietà del Convento dei Domenicani e poi furono trasformati in un salone parrocchiale dall’Arciprete Curato don Luigi Papadia. La parte dell’arco che apparteneva alla Chiesa Madre fu poi venduta dallo stesso al Dott. Rodio.

È triste raccontare questa storia! Negli anni novanta chiesi al Sindaco Pietro Mita che fosse riaperto l’Arco....ma nulla è successo!

Don Gianfranco Gallone

Commenti

Anonimo ha detto…
Monsignore
permetta una domanda: ma lei ha mai parlato col Sig. Nicola Greco e con Don Luigi Papadia?
Grazie
Pietro Santo
Anonimo ha detto…
Caro Sig. Pietro Santo,
se vuole una risposta affermativa devo dire di sì! Ma la mia conoscenza con i suaccenati non riguarda prettamente questo argomento....la storia è ben conosciuta negli ambienti della Chiesa Matrice...e più non dico per non tirare in ballo persone ancora viventi che mi hanno ragguagliato abbondantemente sulla vicenda e su altro. Persone conosciute anche da lei.
Ciò non toglie i meriti a Don Luigi per altre buone cose realizzate per il bene della popolazione cegliese. Un es.: si deve a lui se tante ragazze di allora riuscirono a seguire dei corsi ed ottenere il diploma di maestre di asilo...
Saluti
dg
smemorato ha detto…
notizia fuori tema:
"Nell'ampio piazzale antistante il Santuario francescano di Fonte Colombo, gremito di Padri e Frati di varie regioni d'Italia, di religiose e di fedeli, si è svolta la solenne cerimonia della prima professione religiosa dei novizi Alberto Maria D'Alatri di Velletri e Antonio Lagamba di Ceglie Messapica (Br), appartenenti ai Frati Minori della Provincia del Lazio che hanno compiuto un anno di preparazione al Convento.
I giovani novizi hanno emesso nelle mani del Provinciale del Lazio, P. Marino Porcelli, i voti di castità, povertà ed obbedienza ricevendo il cordone bianco, segno della povertà, e la Regola dei Frati Minori. Padre Porcelli ha presieduto la S. Messa soffermandosi nell'omelia sulle letture del giorno mettendo in rilievo la importanza della fratellanza da raggiungersi con i mezzi della correzione fraterna esercitata con la comprensione, il perdono e l'amore. Rivolgendosi ai novizi ha evidenziato i valori della povertà e del Vangelo sottolineando che «Tutti siamo in cammino per servire Cristo. Per noi l'unica ricchezza è Lui». La cerimonia è stata resa ancora più toccante dal Coro Diocesano Interparrocchiale diretto da don Roberto d'Ammando. Tra i numerosissimi presenti: il Provinciale d'Abruzzo, P. Virgilio Di Virgilio; il Maestro dei novizi del Convento di Fonte Colombo, P. Alessandro Partini, il Segretario Generale per la formazione P. Massimo Fusarelli, il neo Superiore del Convento Fonte Colombo, P. Piermarco Luciano (già guardiano del Convento dal 1999 al 2002) che subentra a P. Angelo Ferro, (Superore da agosto 2005 ad agosto 2008) trasferito, come da regolamento trascorsi i tre anni, a Guidonia presso la Fraternità intervocazionale denominata «Fraternità Cristiana». A questa cerimonia seguiranno in Puglia e in Sicilia altre prime professioni di novizi che hanno compiuto un anno di studio al Convento di Fonte Colombo.
Anonimo ha detto…
Monsignore
dalla Vostra risposta mi par di capire che Voi aspettate la morte dei confratelli per poterne dire ciò che più V'aggrada o Vi passa per la testa.
Tornando al Signor Nicola Greco e a Don Luigi Papadia, Voi eravate presente all'atto dell'accordo segreto fra i due citati di cui avete parlato nel Vostro post e che avete provveduto a cancellare? No! Perché all'epoca non eravate stato ancora concepito! No! Perché ripetete anche Voi, Monsignore, il sentito dire, le maldicenze! Vi ringrazio per aver frenato la lingua, chissà quante ne sapete!
Pietro Santo

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