Manduria

Degna di nota è l’area della necropoli messapica presso Manduria che presenta interessanti resti messapici riguardanti tombe di varie epoche, un fossato, una duplice cinta muraria e resti di alcune vie dell’antica città, ma i visitatori sono abbandonati a se stessi; vagano senza una guida, un foglio di carta scritto da cui si possano trarre notizie certe che illustrano il luogo. Il piccolo museo con i resti degli scavi archeologici effettuati a Manduria "raddrizza" un pò la situazione. E' incredibile che beni culturali di così elevato valore non siano valorizzati da un Comune che ha il mare vicino: molti turisti sono affamati di cultura, un pomeriggio lontano dalle spiagge lo passano volentieri... Ho bellissimi ricordi legati al freschissimo "fonte pliniano" situato a poca distanza dalla mura, ma sono sopratutto queste ultime, megalitiche e messapiche nonchè le tombe solcate dai carrugi di antiche strade romane quelle che ricordo con nettezza, sono stato in quel luogo almeno una decina di volte, ci ho persino raccolto dei fichi da arbusti, spontanei nelle vicinanze, ...cuzzieddhi in quantità!
Due parole sui messapi: i Messapi erano gli abitanti della parte meridionale della Iapigia (Puglia) distinti dai Peuceti (terra di Bari) dai Dauni (terra di Foggia) e riconosciuti con il nome di Salentini.
Non si sa bene da dove derivi il loro nome. Si pensa significhi "popolo tra due mari" perché si erano stabiliti nella zona a sud della Puglia, tra il Mar Adriatico e quello Ionico, e perché nel loro nome si avverte la presenza del suono "ap", come anche in Iapigi e Apuli, che vuol dire "acqua". Si pensa anche voglia dire "domatori di cavalli" (equorum domitores, come li definisce Virgilio); infatti allevavano i cavalli.
Erodoto li ricorda come una popolazione unitaria e compatta etnicamente e culturalmente; in un passo della sua opera, i Messapi sono definiti discendenti dei Cretesi, che si spinsero sulle coste del Salento, si mescolarono alle popolazioni già presenti, fondando così le prime città e portando usi e costumi che distinsero i Salentini dalle altre popolazioni.
Secondo gli storici moderni, invece, i Messapi erano di stirpe illirica, come farebbero pensare gli etnici, i nomi geografici, le glosse e la lingua delle iscrizioni messapiche, rinvenuti in Puglia. Essi sarebbero arrivati a Otranto intorno al 1000 a.C., in quanto punto più vicino all’Albania, e poi sarebbero scesi fino a S. Maria di Leuca e risaliti fino a Taranto . Questo deriva da testimonianze storiche considerate valide perché gli autori antichi parlano di alcuni viaggi così effettuati. Anche Virgilio nell’Eneide, parlando delle peregrinazioni di Enea, fa riferimento ad un viaggio con un itinerario simile.
Gli storici antichi assegnavano ai Messapi tutta la penisola da Brindisi e da Taranto fino al capo di S. Maria di Leuca, come testimoniano i ritrovamenti linguistici. La lingua messapica ci è nota da un numero considerevole di iscrizioni pubbliche, funerarie, votive, numismatiche, rinvenute in Puglia soprattutto nel Salento, redatte in alfabeto messapico, che è quello greco di Taranto . Si tratta di una lingua indoeuropea che rientra nel gruppo delle lingue cosiddette "satem", cioè le indoeuropee centro-orientali, presentando un’affinità con l’odierno albanese. Comunque della lingua messapica non si sa molto, o meglio, si sa leggerla ma non si sa capirla perché i simboli, simili a quelli dell’alfabeto greco, formano parole di cui non si conosce il significato.

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