Caucaso Italia

Sul Caucaso il presidente Berlusconi ha chiesto al ministro degli Esteri Frattini di mantenere un chiaro ed esplicito sostegno allo sforzo di mediazione dell’UE coordinato dal presidente Sarkozy, allineandosi quindi sulle posizioni dell’Europa, allora non si capisce perché gli estimatori del nostro Presidente del Consiglio gli attribuiscono capacità di mediatore tra due suoi amici - George Bush e Vladimir Putin - che si sono ritrovati improvvisamente ai ferri corti.
Egli ha paventato un ritorno alla guerra fredda che compromettesse il lavoro di ricucitura con la Russia culminato nel vertice Nato di Pratica di Mare e costringesse l’Italia a fare di nuovo una scelta di campo tra Washington e Mosca.
Così pensando, ed agendo di conseguenza, non ha fatto altro che il contrario degli interessi dell’Italia: ha raccolto un inutile e falso plauso di Putin e un più concreto e pericoloso altolà, da parte americana, nel recente incontro col vicepresidente Usa Dick Cheney, che deve avegli ricordato ben bene quali sono gli impegni che l’Italia ha storicamente assunto quale membro della Nato.
Appare chiaro quanto Silvio Berlusconi e il suo Governo abbiano letto erroneamente i fatti del Caucaso. In effetti per la stragrande maggioranza di americani ed europei (rispettivamente l’84 e il 72 per cento) la Russia è ora un pericolo ancora più serio del terrorismo internazionale. Per le sue esportazioni di armi in Medio Oriente, per il suo atteggiamento nei confronti dei Paesi vicini, come la crisi georgiana ha confermato, e per il suo ruolo di fornitore di energia all’Occidente.
Intanto l’U. E. prepara una missione nel Caucaso che sarà composta di almeno 200 uomini, di cui 40 saranno forniti dall'Italia, e che sarà operativa dal 1 ottobre. Ma non saranno italiani né il capo missione né il Rappresentante speciale sulla Georgia che dovrebbero essere nominati dai Ventisette, come riferiscono le fonti diplomatiche. Pare che non ci siano dubbi sul fatto che la missione U.E. sarà dispiegata sul territorio della Georgia ad esclusione dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia, secondo i termini dell'accordo del 9 settembre raggiunto a Mosca tra il presidente francese Nicolas Sarkozy, rappresentante della presidenza di turno U.E., e il suo collega russo Dmitri Medvedev. All’Italia non resta che allinearsi evitando sortite alla “amici miei”.

Commenti

Anonimo ha detto…
prudenza va utilizzata da chiunque vincerà le elezioni americane, la politica del finanziamento delle "rivoluzioni colorate" va rivista
@nto ha detto…
ci si chiede di prendere posizione. premetto che non credo in un ritorno ai toni della guerra fredda: tra i milioni di motivi, specialmente perchè manca il requisito ideologico. cosa sceglierà l'italia. questo importa molto più delle simpatie berlusconiane per l'uno o per l'altro. evitiamo di avere un basso proilo come avuto in passato. i tempi sono maturi per emanciparci dall'ombrello NATO e maturare un'agenda di interessi degna di uno stato sovrano e conforme alle motivazioni strategiche discusse all'interno dell'Unione Europea
smemorato ha detto…
A me piacerebbe che l'Italia avesse una posizione credibile o almeno meno risibile, il nostro futuro si fonda sul costo delle materie prime sopratutto quelle energetiche, se continuiamo così le pagherem dipiù. Certo le alleanze andrebbero ridiscusse, occorrerebbe essere meno subalterni... sono passati oltre 60 anni dalla fine della guerra...

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