Salento Felix

Ormai io e la terra rossa siamo tornati insieme: niente ci potrà più separare. Al massimo potremo dormire insieme!
Le pietre dell'altro secolo aspettano tranquille la mia mano fattasi pesante, mentre conoscevano da me solo tenere carezze.
L'ulivo è titubante, non ha paura, ma è abituato a non fidarsi. Ormai teme più l'imperizia che la cattiveria. Anche i fichi d'india sono disorientati, sanno che nei supermercati si trovano i loro frutti senza manco una spina e sono preoccupati per il proprio futuro.
Gli altri alberi più piccoli stanno facendo festa dando frutta mai vista con tanta abbondanza.
E' una grande rimpatriata.
Pietro Santo
***

Negli ultimi anni c’è stata una rivalutazione turistica del Salento che è passata attraverso la scoperta di un fenomeno culturale prettamente locale come il tarantismo. In questi casi di sviluppo selvaggio e improvviso di un fenomeno si verificano spesso situazioni di sfruttamento e snaturamento.

Il Salento è un piccolo angolo di paradiso ma rischia seriamente di diventare un etnificio a tempo pieno. Sono già troppi gli anni in cui, nel nostro territorio, la gran parte degli
interventi di "sviluppo" vanno sempre e soltanto nella direzione della cementificazione selvaggia.

La distruzione sistematica del paesaggio rurale e delle coste, la crescita abnorme e spesso sovradimensionata della rete stradale e degli insediamenti industriali, la persistenza tollerata dell'abusivismo edilizio, fanno da contraltare reale e concreto alle dichiarazioni di molti amministratori salentini sia di destra che di sinistra, che a parole, individuano nella tutela del paesaggio, dell’ambiente e della cultura del territorio un obiettivo di primaria importanza.

Ora con la re-invenzione della Storia e le bugie si rischia di consumare anche la cultura e la tradizione. Quando il territorio e la tradizione culturale saranno devastate, quale turista verrà più nel nostro paese, in fondo al tacco, nel Salento?

Il quadro è fosco lo riconosco ma alla realtà conviene guardare dritto in faccia. A me, che vivo al nord del Paese da molti anni, quando ho occasione di tornare ("scendere" come si dice in maniera plastica), dopo che ho soddisfatto i sentimenti di familiarità e nostalgia, capita di pensare: che ci faccio qui? Questa terra veramente mi appartiene ancora?

Tentenno lo confesso ma resisto, non mi faccio condizionare dalla pancia piena, penso ai miei giovani cugini che combattono tutti i giorni con la triste realtà che ho sopra tratteggiato, li incoraggio a resistere e a costruire (tentare almeno) un'alternativa allo schifo e mi sento rispondere: parli bene tu che vivi al nord!

Non so cosa dire ma probabilmente è proprio questa la via d'uscita: contrastare chi ci ha divisi, strappati dalla nostra terra, anche a pancia piena! Ed allora ecco che ha senso scrivere, inventare un nuovo sito dedicato alla cultura salentina, ha senso scrivere con semplicità e schiettezza di cultura, di tradizioni, di realtà sociale che si evolve, di turismo, di spettacolo e perché no di comicità affinché si riscattino gli errori e si corregga il tiro alla politica.

Giacomo Nigro

Commenti

Anonimo ha detto…
Caro smemorato
non intendevo mettere alla prova le tue spalle facendoti diventare un moderno "atlante".
In verità la situazione è nera, ma non irrimediabile.
Io ieri sono andato con mia moglie, il più piccolo dei figli ed un cognato che vive con noi, in campagna a continuare la rimpatriata. Una lotta titanica con le scrasce trentennali che vogliono mangiarsi le belle pietre di una muraglia perimetrale lunga 130 metri. Metro dopo metro, io mia moglie e mio figlio stiamo vincendo la battaglia per far tornare a respirare quelle pietre. Siamo felici, però alla sera stanchi dobbiamo far ritorno a Brindisi perchè il vecchio trullo è inadatto a ospitare "questa" famiglia nonostante l'amore. Il perchè forse già lo sai. Io te ne dico altri. Devo sudare sette camicie per convincere un coerede del reale valore di un vecchio trullo in meno di mezz'ettaro di terra. Devo esplorare tutte le possibilità del mio bilancio per capire se mi posso permettere di ingrandire la piccola cisterna, un cubo di due metri di lato scavato da mio padre sessanta anni fà, o accontentarmi di farle solo la manutenzione. Nel 2oo8 è un assurdo pensare di portare a vivere una famiglia nelle condizioni in cui benissimo vivevamo con i nostri nonni, a meno di non voler fare le cavie di quello che tu chiami etnificio. Il trullo è inagibile anche solo come capanno per gli attrezzi...
Per rimettere tutto a posto bisognerebbe vincere una lotteria...
Comunque l'amore aumenta e la rimpatriata continua...
Ciao
pietro santo
smemorato ha detto…
giorno dopo giorno, la volontà vince e l'amore completa, non affaticarti troppo ma non rinunciare a ridare vita alle pietre, tu che puoi...
un caro saluto e un plauso a quel tuo figlio che spero non si stanchi d'aiutarti nell'impresa!
Giacomo

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