povero silvio
Povero Silvio, sempre attaccato da una schiera di giudici cattivi, vestiti di rosso, che infuriano su di lui “fantasiosi processi”, come li definisce Lui nella lettera all’altro Presidente, quello del Senato, che pure lui ha potuto conoscere la cattiveria delle malelingue. Sono così fantasiosi che viene quasi sempre assolto, spesso perché sono così lievi le accuse che vanno in prescrizione: se la giustizia non funziona non è certo colpa sua. La colpa è certamente del centro sinistra che, specialmente negli ultimi due anni non ha fatto nulla per migliorarla: non ha cancellato le cosiddette leggi “ad personam”, né è intervenuto a ridurre la durata dei processi; ha fatto solo l’indulto che ha aiutato il suo amico Bossi contribuendo ad amplificare il problema sicurezza. Continua--->
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Lettera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al presidente del Senato Renato Schifani.
16 Giugno 2008
Caro Presidente, come Le è noto stamane i relatori Senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto "decreto sicurezza" un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale. In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell’Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato. Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al Governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali. I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria. Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il Governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l’altro oggi si troverebbe a poter disapplicare. Quindi, ancora una volta, secondo l’opposizione l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perché si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto. Questa è davvero una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale. Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica. Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte Costituzionale. La informo quindi che proporrò al Consiglio dei Ministri di esprimere parere favorevole sull’emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato.
Cordialmente.
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Lettera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al presidente del Senato Renato Schifani.
16 Giugno 2008
Caro Presidente, come Le è noto stamane i relatori Senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto "decreto sicurezza" un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale. In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell’Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato. Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al Governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali. I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria. Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il Governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l’altro oggi si troverebbe a poter disapplicare. Quindi, ancora una volta, secondo l’opposizione l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perché si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto. Questa è davvero una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale. Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica. Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte Costituzionale. La informo quindi che proporrò al Consiglio dei Ministri di esprimere parere favorevole sull’emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato.
Cordialmente.
Commenti
di Maria Novella Oppo
Chissà se Berlusconi, quando va a dormire, si toglie la cuffietta di peli morti che porta incatramati in testa. Di sicuro non si toglie mai dalla testa i suoi personali interessi, ai quali attribuisce valore esemplare e assoluto, tanto da farli assurgere a interessi del popolo italiano. Popolo italiano che, ripetono i berluscloni, se ne frega dei suoi tanti processi; ben 94, come ci ha informati ieri mattina ad Omnibus l'onorevole Quagliarello, ultimo arrivato, in tv, nella schiera delle facce di bronzo ad personam. A proposito: che fine avranno fatto i vari Cirami e Cirielli, entrati nella Storia (e un po’ anche nella cronaca nera) per le famose leggi vergogna e poi spariti nel nulla della politica? Saranno felici? E si riterranno ripagati abbastanza del loro eroico tentativo di mettere argine alle “fantasie” dei giudici comunisti? Tra l'altro, pensando al processo Mills, di toghe rosse ce ne devono essere anche tra i giudici di sua maestà, quelli che portano le parrucche bianche, coi boccoli come Shirley Temple, ma non conoscono leggi salva Silvio.
Pubblicato il: 18.06.08
Mara Carfagna, sforzandosi in maniera commovente di fare la faccia da ministro, ha annunciato ai tg il disegno di legge sul reato di stalking, che in italiano significa molestie. E ha anche promesso che, per questo tipo di reato, le intercettazioni saranno consentite. Ma ha tralasciato di informarci (doveva farlo il tg!) del fatto che lo stesso reato poteva essere introdotto molto più efficacemente all’interno del decreto-sicurezza, come proponevano le opposizioni. È chiaro che, aiutare le donne e alleviare le loro sofferenze, per il governo non è un’urgenza. Tanto è vero che, perfino per lo stupro (proprio ieri definito dall’Onu uno dei delitti più orrendi), i processi saranno sospesi per effetto del decreto salva Silvio. E saranno pure sospesi i processi per le violenze in famiglia, che, come noto, sono la grandissima parte delle violenze inflitte alle donne, ma non costituiscono allarme o pericolo per Berlusconi. Cosicché quelli che hanno sete di giustizia, dovranno attendere che Berlusconi riesca a sfuggire alla giustizia.
Pubblicato il: 21.06.08
"I cittadini hanno il diritto a esser governati da chi hanno scelto democraticamente: non posso accettare che un ordine dello Stato voglia cambiare chi è al governo, ledendo il diritto dei cittadini, con accuse fallaci", ha detto Berlusconi, tra le ripetute urla di riprovazione dell'assemblea dei Confesercenti attacca i giudici "politicizzati", definendoli "metastasi della nostra democrazia".
NAPOLITANO, SCONTRO POLITICA-GIUSTIZIA DANNO PER TUTTI
No a una "deleteria contrapposizione" tra politica e giustizia, che rappresenterebbe "un danno per tutti". E' l'appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano stamattina, nel corso di un incontro al Quirinale con il Consiglio nazionale forense, prima dell'intervento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all'Assemblea di Confesercenti. "Misura ed equilibrio". Li chiede il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al mondo politico e alla magistratura, insieme ad un "clima di ascolto reciproco", sottolineando l'auspicio che, "in questo momento di tensione", "nessuno" rinunci a cercare il dialogo. Il presidente della Repubblica lo ha detto stamattina, nel corso di un incontro al Quirinale con il Consiglio nazionale forense, prima dell'intervento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all'Assemblea di Confesercenti.
"Dobbiamo auspicare che la nuova stagione parlamentare porti avanti il percorso delle riforme di cui ha assoluto bisogno l'amministrazione della giustizia nel suo insieme - dice il presidente della Repubblica nel servizio del Tg2 - E, perché vi si riesca, deve affermarsi, ne sono convinto e non è la prima volta che lo sottolineo, un clima di ascolto reciproco e di confronto costruttivo su questi problemi tra tutte le componenti del mondo della giustizia e del mondo politico e istituzionale". "Il mio invito - sottolinea il capo dello Stato durante l'incontro con il Consiglio nazionale forense - si rivolge a tutti quelli che definirei i soggetti dell'impegno da portare avanti a questo riguardo. E' un invito alla misura e all'equilibrio, che in questo momento di tensione mi auguro non vanga lasciato cadere da nessuna parte, nella consapevolezza del danno che porterebbe a ciascuno e a tutti il riaccendersi di una deleteria contrapposizione tra politica e giustizia". "A quel tema - aggiunge Napolitano - dedicai il mio intervento nella seduta del Consiglio superiore della magistratura del 14 febbraio. Vorrei che quanti mostrarono di apprezzare gli argomenti che sviluppai in quell'occasione si comportassero oggi di conseguenza".
VELTRONI: BERLUSCONI RISPETTI IL PAESE
"Chi ha responsabilità di governo dovrebbe imparare a rispettare il Paese e le categorie a cui si rivolge": Così il segretario del Pd Walter Veltroni replica ai cronisti, ai cronisti che gli chiedono di commentare le affermazioni del premier, non appena terminato l'intervento davanti la platea di Confesercenti. il segretario del Pd era seduto in prima fila nella sala dove si è tenuta l'assemblea. "Con questi toni il dialogo - dice Veltroni - è molto difficile".