
La mafia e la politica, l'una fusa nell'altra, hanno divorato tutto, in Sicilia. Se vuoi aprire un negozio devi pagare il pizzo a loro, se vuoi aprire un'impresa devi assumere chi ti dicono loro, se sei libero professionista devi lavorare con chi ti dicono loro. Non ti rimane che andare a lavorare nella pubblica amministrazione, chiedendo a loro, e in cambio devi dare il voto, a loro. Loro sono l'oro di Sicilia, tutto ciò che regola le regole. Regole che opprimono le libertà individuali e le libertà collettive. Un popolo schiavo che è costretto a pietire i propri diritti e che offre in cambio il proprio voto o il proprio silenzio. Eppure tutti parlano, e tanto, in Sicilia. Lunghi e barocchi discorsi tra sconosciuti raccolti in strada, al bar o camminando. Tutti parlano. Poi, quando sarebbe ora, tacciono. Più o meno come in Italia dove le parole hanno preso il posto dei fatti, annunci e contrordini sono all'ordine del giorno, noi pure, parliamo e scriviamo liberamente tutto e il contrario di tutto, ma a che serve?
nda: ringrazio l'amico Sante Altizio per avermi ampiamente ispirato con una sua nota su un suo recente viaggio in Sicilia Italia.
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