trade union 2.0
Buona conclusione per chi, sta accusando e litigando, proponendosi come “il sindacato della responsabilità” e chiede “un governo condiviso delle questioni economiche e sociali del paese”.
La Cisl, ha continuato Bonanni, ''non è timida, è cauta con questo governo perché cerca un accordo. Ma se le nostre richieste non saranno accolte, se la Cisl non ottiene quello che chiede, lo sciopero lo faremo noi. E non sarà uno sciopero politico. Sarà uno sciopero sindacale contro il governo Berlusconi. Oggi è in gioco l'unità dei lavoratori e non solo delle organizzazioni sindacali. Ma sia chiaro: l'unità non è un fine. E' uno strumento''. Per il leader della Cisl, ''ci vuole tolleranza, disponibilità, senso di responsabilità. Perché non si vuole riconoscere che il pluralismo sindacale è una ricchezza nel nostro paese? Anche la natura autonoma del sindacato oggi è in discussione, la sua natura di soggetto contrattuale.”
Certo è che sarebbe interessante capire, a questo punto, la differenza fra uno sciopero sindacale e uno politico quando si tratta di argomenti inerenti i contratti di lavoro, perché credo sia chiaro a tutti che quando, ad esempio, si scende in piazza per manifestare contro la cosiddetta riforma Gelmini, che in realtà si occupa solo di tagli economici al bilancio dedicato all’istruzione, lo si fa per motivi politici e che quando gli insegnanti scioperano per gli inadeguati trattamenti economici lo fanno per motivi sindacali.
In effetti credo, invece, che Bonanni approfitti della confusione e della sovrapposizione che in Italia si è, storicamente, verificata fra sindacato e politica per giustificare la sua uscita dall’angolo della difesa di parte che, il suo sindacato e la Uil hanno fatta propria, a partire dagli anni ottanta in poi. Queste due organizzazioni si sono, in realtà, prestissimo allontanate dal breve periodo della cosiddetta unità sindacale per percorrere, a differenza della Cgil, una strada di consociativismo col governo del paese, lasciando a quest’ultima il difficile lavoro di rivendicazioni effettivamente sindacali, che ironia della sorte, essendo realmente dalla parte dei lavoratori, sono state considerate politiche.
Occorre che si proceda ad una effettiva distinzione fra parte politica e parte sindacale affinché la fase contrattuale sia effettivamente limitata al confronto fra la parte datoriale e la parte sindacale, il Governo deve fare il suo lavoro cioè governare ed intervenire come parte datoriale solo nel caso dei contratti relativi ai dipendenti pubblici.
La mediazione del Governo, cioè, deve essere chiesta solo quando l’accordo fra le parti sociali diventa impossibile a causa della inconciliabilità degli interessi alla luce delle leggi vigenti. In definitiva occorre chiarezza: il sindacato faccia sindacalismo, il partito faccia politica, il Governo governi, possibilmente senza attendere che le parti sociali siano costrette a sostituire i partiti nella richiesta di regole.
Commenti
Io ho militato attivamente per vent'anni nel sindacato metalmeccanico della CISL ai tempi entusiasmanti e magici dell'unità con CGIL e UIL. Veramente l'unità era reale e realizzata nella sola categoria dei metalmeccanici, ma questa da sola bastava a trainare col proprio entusiasmo combattente la totalità dei lavoratori, specialmente nell'industria in genere manifatturiera. La CISL era nel proprio DNA una costola dei partiti filogovernativi ed una quinta colonna del padronato nel movimento operaio. La CGIL e la UIL sembravano voler essere, di riflesso, il supporto organizzativo dei partiti di opposizione nei luoghi di lavoro.
Oggi le parti si invertono e poi si invertono ancora se cambia governo. Non riesco a capirli. Fortuna che ho finito il lavoro!
Ciao
Pietro Santo