ritorno a Narnia

Un vento tempestoso, nella metropolitana di Londra in guerra, riportò i fratelli Pevensie nell’agognata Narnia, ci mancavano da pochi mesi ma nel loro regno erano trascorsi 1.300 anni e loro erano, oramai, antichi sovrani nella millenaria storia di Narnia.

Il ritorno a Narnia è arrivato con questo spettacolare incipit. Il film “Cronache di Narnia – Il principe Caspian” è nelle sale cinematografiche italiane, incredibile a dirsi, dalla vigilia di ferragosto. Una volta sarebbe stato un film di Natale, ma i centri commerciali e le major ci hanno cambiato anche queste abitudini. Si tratta del secondo film tratto dalle opere di Clive Staples Lewis cattolicissimo irlandese che scrisse, la saga de “Le cronache di Narnia”, negli anni cinquanta del secolo scorso, con passione e impegno cristiano.

Egli piegò la fantasia allo stupore del reale ed utilizzò simboli per trasporre l’essenza della realtà e spiegarla ai piccoli ed avidi lettori del genere fantasy. Non occorre essere esegeti per comprendere come la saga sia una trasposizione completa della spiritualità cristiana, così che, ad esempio, il leone Aslan è chiaramente la controfigura di Gesù Cristo leone di Giuda.

La saga è intrisa dall’eterna lotta fra il bene e il male, che domina quel mondo fantastico a cui i protagonisti accedono dalle porte più impensabili, Lucy la più piccola, la più innocente è portatrice di un rapporto speciale con Aslan, con la divinità cristiana, cioè, che privilegia i semplici e i puri di cuore. Così che nel primo episodio trasportò se stessa prima e, tutti i suoi fratelli, successivamente nell’aldilà di Narnia passando da un vecchio armadio, pieno di pellicce. Nel secondo è il corno con la “bocca” di leone suonato dal principe Caspian che li richia tutti a Narnia ben 1.300 anni dopo la prima volta. Tanti secoli per la storia di Narnia, pochi mesi per la mortale storia dei Pevensie.

Non resteranno a Narnia Peter, Susan, Edmund e Lucy, il loro ritorno a casa è la presa di coscienza di quanto hanno appreso sul libero arbitrio tendente al bene e contro il male. Essi devono ricordare quello che è avvenuto in una frazione di tempo, piccolissima sulla terra, lunga e battagliera nell’aldilà di Narnia. Due volte sono stati a Narnia vivendone gli avventurosi eventi e due volte tornano indietro, un po’ a malincuore, alla loro vita di tutti i giorni che è avvolta dalla seconda guerra mondiale.

C.S. Lewis nacque a Belfast nel 1898 di laureò ad Oxford in lingua e letteratura inglese e sempre ad Oxford insegnò parecchi anni intrattenendo rapporti d’amicizia con J.R. Tolkien il famoso autore del ciclo fantastico de “Il Signore degli Anelli”. Trasferitosi a Cambridge, Lewis scrisse numerose opere d’argomento religioso e letterario, riuscì ad essere molto popolare con l’opera “Le lettere di Berlicche” e infine pubblicò, unica opera per l’infanzia, il ciclo de “Le cronache di Narnia” composto da ben sette libri.

E’ Lewis stesso a raccontarci la sua concezione del genere fiabesco: L’associazione della fiaba e del fantastico con l’infanzia è, nel complesso, un pregiudizio (…) secondo Tolkien il fascino della fiaba risiede nel fatto che in essa l’uomo esercita pienamente la sua facoltà di “subcreatore” (…) secondo Jung la fiaba libera gli archetipi che dimorano nell’inconscio collettivo e quando ne leggiamo una particolarmente bella obbediamo al precetto del “conosci te stesso”.

Lewis morì nel 1963, probabilmente se avesse conosciuto l’opera del regista Andrew Adamson avrebbe apprezzato il modo con cui egli ha tradotto, per ora, due episodi della saga in linguaggio filmico, rispettando lo spirito dell’opera letteraria ma arricchendola di colori e calore lasciando a piccoli e grandi spettatori un ricordo e una nostalgia per Narnia mondo fantastico e crudele dove però trionfa il bene.

Tornando alla realtà i fratelli Pevensie ritrovano la guerra, e noi?

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