noi "sani di mente"

"Ma anche Giannino di Purpittòn∂ con la radio accesa, sempre appresso: un precursore! Oggi girare con le cuffiette infilate nelle orecchie fa tendenza. Oppure Sepp∂ à Curèsc∂ (morto l'anno scorso) con le sue originalissime bestemmie. E Pietro Senza Nas∂? Ricordate? Suonava l'armonica. U zzì Paol∂ invece suonava la fisarmonica dietro San Rocco. Ormai dimenticati, non appartengono più al nostro immaginario. Allora i diversi facevano parte integrante di questa comunità." Questo ha scrittto Domenico Biondi sul suo blog, ed ha ragione, probabilmente stiamo tornando indietro nella considerazione dei "diversi di mente", noi che ci riteniamo sani. Io abito a Collegno dove era attivo uno dei più grandi manicomi d'Italia; durante i primi anni della mia residenza costì incontravo liberi per le strade tanti poveri uomini e donne che un tempo erano considerati pazzi e rinchiusi e che, per effetto della beneamata legge Basaglia, potevano scorazzare finalmente liberi; ebbene vi posso assicurare che molti di noi "sani di mente" avevano, ed hanno, maggiori problemi relazionali di coloro che erano stati considerati degni di essere rinchiusi in manicomio. I nostri amici cegliesi "particolari" beneficiavano, ai tempi ricordati da Domenico, di una particolare "legge Basaglia" quella della tolleranza di una comunità paesana tutto sommato piccola. Certo c'erano i maleducati che li prendevano in giro ma credo che erano di più quelli che ci scherzavano con rispetto umano ed amicizia. Allora ripeto infatti io ripeto ai "compaesani" collegnesi e ai torinesi tutti: ANDATE A VEDERE LE FOTO DI RENZO MIGLIO! (cfr. invito in alto a sinistra)

Commenti

Anonimo ha detto…
Caro Smemorato
non voglio ripetermi: erano loro i sani di mente. Loro che non erano capaci di cattiverie gratuite, che si divertivano a meravigliare i compaesani con le loro stranezze, che sicuramente sorridevano delle nostre stupide presunzioni, loro, che, secondo certi ambienti clericali, non avrebbero neanche un'anima da portare in Paradiso!
Mentre quelli che stavano fuori erano pronti a usurpare il titolo di "malato mentale" per sfuggire alle proprie responsabilità o, peggio, non esitavano a far dichiarare "incapace" il parente prossimo da spogliare dei propri beni e delle proprie libertà. Queste persone, anche se pochi le consideravano tali (persone), erano dei piccoli geni con un cuore grande. Non ho voglia di fare esempi, ma in questo gruppo erano comprese anche persone down. Sono personalità di rara intelligenza e sensibilità, hanno soltanto una eccezionalità cromosomica. Non fanno male ad una mosca, perchè fargli dei dispetti e delle cattiverie?
Ciao
Pietro Santo
Anonimo ha detto…
Carissimo Pietro Santo,
non puoi immaginare quanto io sia sensibile, per motivi familiari, a questo tema del "diverso" mentale e fisico. Sono nato in una famiglia segnata dal matrimonio di due cugini primi (i miei nonni materni) che hanno, naturalmente, trasmesso ai propri figli (non a tutti) delle tare mentali, lievi ma significative, che ne hanno pregiudicato una vita "normale" senza comprometterne la sostanziale serenità. Io sono figlio unico ma in realtà ho due fratelli (due miei zii praticamente coetanei) che hanno riempito e reso felice la mia infanzia a dispetto di qualche piccolo "difetto". Credo di averti risposto col cuore in mano. Alla prossima!
Giacomo

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