lolita

A 8 anni Sasha Bennington si è messa per la prima volta le unghie finte. Oggi ne ha 11 e una finta abbronzatura, pedicure, extensions ai capelli. La madre Jayne, 31 anni, al centro di molte polemiche, si difende sostenendo che "tutti i bambini sono così oggi, noi spendiamo circa 300 sterline al mese per i suoi trattamenti". La madre, in una lunga intervista apparsa sul Daily Mail, è tranquilla, perché "forse in campagna non funziona così, i bambini non devono crescere così in fretta, come nelle grandi città". Sasha è ormai un fenomeno mediatico, su internet si può leggere anche il suo curriculum: è stata nella finale di Miss British Isles, è apparsa su almeno 10 giornali inglesi e hanno girato su di lei perfino un documentario.

Quando ero piccola, un po’ di tempo fa, come tutte le bimbe, ogni tanto mi intrufolavo di nascosto in camera di mia madre per provare i suoi vestiti e le sue scarpe. Quasi mai i suoi trucchi perché mia madre non amava truccarsi e in casa di cosmetici ne giravano pochi.
Mi mettevo addosso qualche capo improbabile e mi rimiravo nello specchio grande della camera dei miei. Mi piaceva molto il cappotto di mia mamma: era semplice, lineare ma con un bel collo di pelo di volpe (succedeva prima di scoprire l’esistenza delle pellicce ecologiche e prima ancora che le pellicce ecologiche passassero di moda: come ho detto succedeva tanto tempo fa). Più di tutto mi piacevano i veli che appartenevano a mia nonna e che mia madre conservava. Erano pizzi leggerissimi che le donne anziane usavano per coprirsi il capo quando andavano in chiesa. Quando, giusto o sbagliato che fosse, condivisibile o meno, i luoghi di culto meritavano rispetto. Preistoria.
Trascorrevo un po’ di tempo ad agghindarmi per poi concludere che gli adulti erano ben strani a soffrire in quelle scarpe con il tacco alto, così scomode. E andavo a giocare con le mie bambole.
Mia madre mi metteva addosso un maglietta e una gonna o un paio di calzoncini dignitosamente malandati, perché potessi andare fuori, giocare e sporcarmi. Sporcarsi gli abiti era fondamentale, era metà del gioco stesso.
Le macchie d’erba e di terra sui vestiti, certo. Però sul viso quel colorito che ti possono dare solo il vento e il sole e non il fard.
Non c’erano “trattamenti”, allora. Nessuno dei nostri genitori si sarebbe mai sognato di spendere 700.000 lire (lire, tanto tempo fa…) in trattamenti per noi. I trattamenti erano qualcosa riservato ai bimbi malati, erano una maledizione, non una fortuna.

La bimba di queste foto è bellissima. (ndr: vai sul sito di Repubblica cliccando su Sasha...)
E’ bellissima perché ha 11 anni e ad 11 anni i bambini sono belli e basta.
C’è stato un mondo in cui si giocava con le bambole, ma erano i bambini a farlo e le bambole erano di plastica.
C’è stato un mondo in cui i genitori erano presi dal panico all’idea che i figli crescessero troppo in fretta e non gli sarebbe mai venuto in mente di accelerare i tempi della loro crescita.
Preistoria.

Io non ho figli, non lo so come si fa a far crescere i figli. Ho anche paura che non imparerò mai il confine sottilissimo tra moralismo e buon senso.
Però guardo le foto di questa bimba e mi viene un po’ di malinconia. E non riesco a capire se sia per me. O per lei. E penso che se avessi una figlia, in questo momento avrei solo voglia di abbracciarla forte.
Milady

Commenti

smemorato ha detto…
Mia figlia Giulia, ha nove anni, non avrà questa esperienza fra due anni, spero non abbia nemmeno quando avrà la maggiore età...
Anonimo ha detto…
Fortuna che noi stiamo "in campagna"!
Pietro Santo
smemorato ha detto…
proprio così, caro Pietro Santo! E' meglio vivere come umomini e donne semplicemente come uomini e donne: tutte le sovrastrutture sono inutili e pericolose; vorrei che insegnassimo questo ai nostri giovani, io ci provo con i miei figli, sopratutto con l'esempio, speriamo...
Anonimo ha detto…
La perdita dell'infanzia, quando è dovuta a "forza maggiore" (guerra, povertà..) è sconvolgente.
Ma quando è dovuta a precisa e mirata volontà come in questo caso (peggio ancora dei genitori!) è intollerabile, bestiale.
Milady

ps: grazie smemorato!
Anonimo ha detto…
quella madre fa pena, ma il padre dov'è?

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