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La Russia di Putin, vista attraverso gli occhi di Anna Politkovskaja.

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Putin, lo sappiamo, prima di essere Presidente incontrastato della Federazione Russa, è stato capo del KGB, la feroce polizia segreta dell’URSS. I suoi metodi sono rimasti gli stessi. Ce lo ha raccontato A nna Politkovskaja nei suoi scritti.  Anna Politkovskaja era una coraggiosa giornalista della “Novaja Gazeta”, morta a soli 48 anni per aver denunciato le violazioni dei diritti umani durante la seconda guerra cecena. Con i suoi reportage e le sue inchieste non ha lesinato critiche a Putin, accusandolo apertamente del mancato rispetto dello stato di diritto.  Fu assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, n onostante le minacce, Anna Politkovskaja non voleva abdicare al suo dovere di giornalista: per amore della democrazia combattè armata solo della sua penna, un'arma temuta da Putin come da tutti gli uomini di potere. L’assassinio della Politkovskaja poteva essere un allarme, il momento per prendere le distanze da Putin da parte degli europei.  Putin, invece, continuò ad essere ricono

Gli effetti della guerra russo-ucraina

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La guerra modifica la narrazione dei rapporti dell’Italia con l’Europa orientale, a partire dalla presentazione dell’immagine dei profughi. I quali sono guardati dai leader populisti nostrani come diversi dai migranti in fuga dalle crisi africane e mediorientali, quindi accettabili. La comunicazione vive due narrazioni la cui convergenza può essere solo di tipo parallelo. Una narrazione preoccupata degli effetti economici della crisi ucraina, legata all’incremento delle tariffe energetiche per imprese e famiglie. Un’altra narrazione di tipo europeo che racconta il dramma delle persone in fuga e degli effetti distruttivi della guerra sul teatro degli scontri. Due piani emotivi che, convivendo nell’opinione pubblica, rischiano di produrre un cortocircuito dagli esiti imperscrutabili. Occorre, inoltre, non dimenticare che la guerra ha molti volti nel mondo e mai come oggi ci sembra di conoscerli da vicino. Ha il volto dei civili ucraini che da oltre due mesi vivono sotto i bombardamenti,
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 Oggi martedì grasso, brindiamo: " Tazz e bicchier a la salut di li cavalier; bicchier e tazz a la salut di stu ****". Si scherza. A carnevale ogni scherzo vale.

la festa del 2 giugno spiegata ai nostri figli

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Oggi, 2 giugno niente scuola: si fa vacanza! Ma come mai? Perché si festeggia la nostra Repubblica! E quest'anno,m l'anniversario è anche più importante del solito, perché è il 70esimo anniversario della nascita dell'Italia repubblicana e democratica. Per capire perché il suo compleanno sia proprio il 2 giugno bisogna tornare indietro nel tempo: al 2 giugno 1946 , quando, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, i cittadini italiani votarono con un referendum per decidere quale forma di governo preferissero per il paese: monarchia o repubblica? Vinse la repubblica con 12.718.641 voti contro 10.718.502: dopo 85 anni di vita,  il Regno d'Italia si trasformò in una Repubblica , costruita dalla Resistenza   sulle macerie lasciate dalla II Guerra Mondiale e dal fascismo. Il 2 giugno rimase festa nazionale fino al 1977, poi la sua celebrazione fu spostata alla prima domenica di giugno. Soltanto nel 2001, l'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

vestigia

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(foto Pinuccia Caliandro) murorum ingentes reliquiae aliqui-bus in locis videntur, quas adhuc ne ip-sum quidem, quod omnia perdit tempus, nec coloni avidum genus ad omnia devastartela pervincere potuere…  (Galateo) Sembrano in prigione, ma almeno possono essere parzialmente ammirate queste vestigia del nostro antico passato. Sono un tratto di mura messapiche venute alla luce recentemente. Esse ci ricordano i nostri antenati Messapi. Talora identificati con gli Iapigi , i Messapi erano forse immigrati dall’Illiria agli inizi del 1° millennio a.C. La documentazione archeologica mostra l’esistenza, già alla fine del 9° sec. a.C., di rapporti con il mondo greco attestati dal rinvenimento di ceramiche mediogeometriche corinzie, cui si affiancano, nell’8° sec., importazioni attiche ed euboico-cicladiche; contemporaneamente si afferma la caratteristica ceramica locale, a decorazione geometrica dipinta. Rito funerario dominante è l’inumazione in posizione rannicchiata. No

Buon 2013!

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Mi sono convinto a fare questa scelta non solo per le posizioni assunte da SEL in questi anni, ma anche per la qualità della squadra di indipendenti di cui faccio parte, che rappresentano esperienze belle e significative della società civile: Laura Boldrini, da sempre impegnata per i diritti dei rifugiati con le Nazioni Unite; i sindacalisti della FIOM Giorgio Airaudo e Giovanni Barozzino (uno degli operai licenziati a Melfi da Marchionne); Ida Dominijanni a lungo al manifesto; Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana; Pap Diaw, della comunità senegalese di Firenze; Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei, la femminista e attivista antimafia Celeste Costantino, il rettore dell’Università di Foggia, Giulio Volpe. La campagna Sbilanciamoci! – al di là del mio ruolo che cambia – continuerà a mantenere la sua capacità di proposta e mobilitazione, a mantenere l’autonomia da ogni forza politica e da ogni governo. Senza fare sconti a nessuno. E’

il movimento arancione ha un simbolo e un nome

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  Noi dobbiamo osare. Per cambiare la classe dirigente ci vuole una rivoluzione. Una rivoluzione pacifica, una rivoluzione civile della società civile. Ma per farla ci volete soprattutto voi. Io ci sto, io mi metto a disposizione. Io ci metto la faccia, anche se è difficile, anche se ci sono rischi, anche se sarebbe più semplice continuare il mio impegno alle Nazioni Unite. Antonio Ingroia Simpatizzo per questo movimento ma il nome così in evidenza del candidato premier esalta un aspetto che contrasta con l'idea di un movimento civile partecipato. Occorrerebbe, nonostante il poco tempo a disposizione, cercare un equilibrio. Ingroia, da partiginao della Costituzione a PARTIGIANO DELLA SUA ATTUAZIONE questa si che sarebbe una grande rivoluzione civile, come ha detto ieri Piero Grasso! Personalmente continuo a pensare che questi grandi magistrati mancheranno al corpo dello Stato preposto all'amministrazione della Giustizia, ma in tempi di emergenza non si va tanto per il s