i nostri trulli

Diavolo, che i trulli sono tutti (o quasi) orientati alla "Città Santa" non è una grande novità! Si potrebbe anche ipotizzare che alcuni trulli funzionino da orologi solari! Ed altro ancora... per esempio: il trullo si può considerare una grande camera fotografica. Visto che sei un grande osservatore, avrai pure notato delle relazioni "ricorrenti" in ogni serie di trulli. Vicino ad ogni trullo c'è un pozzo di raccolta dell'acqua piovana... E se aggiungessimo che i trulli più antichi hanno anche la sistemazione di Lari e Penati? La cultura del trullo non è mai stata del tutto esplorata ed indagata, sarebbe ora di cercare di fare uno studio complessivo e comunitario da parte di tutti coloro che sentiamo la terra rossa nel sangue, senza presunzione e con molta curiosa umiltà. Caro Domenico, forse potremmo incominciare a considerare il trullo non più come una miserabile capanna ma come fulcro del sistema architettonico delle pietre calcaree. Senza spostarsi fino ad Alberobello, dove tale sistema è diventato urbano, nel nostro territorio possiamo notare come tale sistema è essenzialmente e funzionalmente rurale. Lascio agli altri la parola. Ciao!
pietro santo

***

Non bisogna andare molto lontano per trovare una strana terra, dalle casettine lillipuziane. (...) Il paesaggio è dapprima soffocato dalla densa vegetazione di ulivi, mandorli, fichi, carrubi, vigneti, nel cui folto fertilissimo sono sommerse le cittadine (...) e, per la campagna mossa, non più tutta verde, ma gialla qua e là di pascoli e di ristoppie, grigia e ferrugigna di petrame, si scorgono i primi trulli, le «casedde». Sono minuscole capanne tonde, dal tetto a cono aguzzo, in cui pare non possa entrare se non un popolo di omini, ognuna con un piccolo comignolo ed una finestrella da bambola, e con quella buffa intonacatura in cima al cono, che è la civetteria della pulizia, e da l'impressione di un berretto da notte ritto sul cocuzzolo d'un pagliaccio, con anche, per soprammercato, una croce o una stella in fronte dipinta con calce! Ma che cosa c'è in cima ad ogni trullo? Qualcosa come due imbuti uno nell'altro, con la punta in giù, o come un imbuto sormontato da una palla, così per gioco, o da una forma bianca di formaggio, per ischerzo. (...) spuntano trulli innumerevoli dal terreno, non più soli o radi, ma aggruppati come fratellini per mano, a due, a tre, a quattro; due eguali e gli altri più piccoli, perché anche nel lillipuziano c'è sempre una cosa più piccola; e dovunque muri e muretti, non dieci, non venti, ma più, molti di più, allineati sui fianchi di ogni rilievo, orizzontalmente, a distanza anche di pochi metri, per contenere il terreno, per raccoglierne e reggerne un po' fra tanto calcare. Mi chiederai come ha fatto questa gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la murgia più aspra e più sassosa; per ridurla a coltivazione, facendo le terrazze, (...), non ci voleva meno della laboriosità d'un popolo di formiche.
Tommaso Fiore, Un popolo di formiche, Universale Laterza.
Tratto dal blog di Ahiceglie

Commenti

Anonimo ha detto…
Caro Smemorato
credo che andrò al più presto a cercare in biblioteca il libro citato, per poterlo leggere e farne tesoro.
A proposito di tesori, io ne ho trovato uno raro. Infatti credevo di avere pochi tiepidi amici tra i coetanei, adesso so di averne trovato uno in più con tanta sensibilità e tanta terra rossa dentro, anche se molto più giovane di me.
Grazie
Pietro Santo
Anonimo ha detto…
Anche io ho tanta terra rossa dentro.Il mio trullo è fatato e questo mi ricorda qualcosa;)
smemorato ha detto…
"Se passo davanti alla casa dove abito, posso dire "abito là" ma non posso dire di abitare tutti i luoghi allo stesso modo, e non tutti i luoghi evocano la stessa memoria. Abitare e ricordare non sono attività disgiunte e non sempre abitiamo un luogo consapevoli del carico (talora del sovraccarico) emotivo che esso comporta. E’ chiaro che, volendo, tutto può diventare "luogo della memoria", non soltanto i luoghi che si possano toccare o visitare materialmente. Tutto è fruibile in questo immaginario museo del ricordo: i luoghi della grande Storia, come quelli della piccola nostra storia. I ricordi e la memoria ci abitano.

Nascere sulla Murgia brindisina durante la metà degli anni cinquanta del secolo scorso ed abitare in un trullo è cosa abbastanza normale e naturale.
Il territorio dei tuoi genitori e le sue architetture sono la tua prima casa, il tuo primo ambiente. Abitare è in fondo la prima cosa che ci accade di fare appena nati. Prima di vestirci noi abitiamo, prima di mangiare noi abitiamo."
Con questo incipit scrivevo tempo fa dei trulli e del sudore sparso dai nostri avi sulla terra rossa. Ho lasciato la terra dei miei padri presto per emigrare verso un futuro con meno sudore e più certezze, ma il sudore dei padri mi bagna ancora il collo...
Anonimo ha detto…
Caro Giacomo
in merito all'esigenza di salvaguardia del territorio cegliese attraverso l'opera di una associazione ad hoc, voglio segnalarti che questa esiste già ed è molto attiva. E' apolitica, è umile come la terra nostra, è competente, è volontaria ed, infine, è anche povera di mezzi. Ma ho constatato che è ricca di amore per la nostra terra. E' ,forse(?), appena un poco eccentrica rispetto all'urbe. Passoditerra non ha bisogno di copie o di concorrenza, credo sia aperta a tutti quanti amano Ceglie.
Ciao
Pietro Santo
Anonimo ha detto…
Caro Smemorato
leggendo la nostra amica dal trullo fatato mi sono sentito quasi apostrofare come uno di quei primi cristiani di Gerusalemme che pretendevano la circoncisione per i Gentili, prima del Battesimo.
Certamente conta più quello che lei sente d'essere che tutte le certificazioni di cittadinanza che noi cafoni sacerdoti presuntuosi della rustica new age potremmo rilasciare.
A dimostrazione di sincera amicizia le dico: lo sai che quel tuo amato trullo all'Ulmo era anche un planetario per i tuoi antenati cegliesi? Infatti la candela del cono era cava e la palla che la sovrastava era l'otturatore dell'obbiettivo del planetario! Da li traevano indicazioni per il calendario delle coltivazioni e per la misurazione del tempo campestre.
Io ci credo che è fatato!
Buona domenica a tutti noi!
Pietro Santo
P.S.- Guarda la combinazione, la parola di conferma che mi è stata richiesta è "demonia"!
smemorato ha detto…
Passo di Terra gode della mia massima simpatia ed appoggio fin da che l'ho incrociata, simpatizzo anche per Speleocem.
Anonimo ha detto…
Caro Smemorato
(ho deciso di parlare solo di cose buone e solo per dire cose buone, quando si parla solo di cose buone)
per i tuoi amici Cegliesi nel mondo voglio ricordare che le piante di cornole si trovano ancora in alcuni terreni ai confini di boscaglie dove una volta si pascolavano animali da fattoria. Se ne trovano diversi esemplari nei terreni della Riforma agraria che furono dei Principi di Carovigno, quasi tutto il retrocosta brindisino. In passato si trovavano da alcuni fruttivendoli passate al forno come i fichi secchi. Oggi si trovano dai rivenditori di frutta secca. Quelle che abbiamo mangiato da ragazzi le ricordo squisite, mentre alcune che ne ho comprato a Ceglie alla festa di San Giovanni alla fine di Agosto per farle conoscere a mio figlio piccolo avevano un pessimo sapore! Mi riprometto di fargliene assaggiare di più fresche e saporite!
Ciao
Pietro Santo
smemorato ha detto…
grazie carissimo, fichi secchi e cornole tanti ne mangiai da piccolo, pensa che Franca mi ha portato da Ceglie (quando è venuta a trovarmi a Collegno qualche settimana fa) un barattolo di fichi secchi amburnat e capperi sott'aceto squisitissimi, la blogosfera produce anche simpatia e affetto... mi sono permesso di usare le tue parole per gli amici cegliesi nel mondo, grazie!
Giacomo
Anonimo ha detto…
Buongiorno Giacomo, al gusto dell'ultimo fico secco, questa mattina ho terminato di gustare l'ultimo fico seccato al sole di Ceglie. Sinceramente non credevo che erano così buoni, li sentivo molto duri, non ripieni, ho provato, e invece una grande rivelazione sono stati consumati come caramelle, adesso mi dispiace che li ho terminati.Spero di andare al più presto a Ceglie e trovarne altri.
Il mio trullo fatato mi manca, sento che l'energia che ho racchiuso dentro di me questa estate, sta terminando, devo assolutamente trovare il tempo per dedicare anche a me.Io mi sento come una batteria che si sta esaurendo, e nel mio trullo, ho trovato l'energia la dinamo che mi ricarica.Quanta energia positiva nella terra rossa diPuglia, un patrimonio inestimabile cari cegliese e al di sotto dei vostri piedi e in tutte le cose belle che avete.Un grande abbraccio a voi tutti principessa.
smemorato ha detto…
Cara Franca, se tu avessi la possibilità di andare, in questi giorni, sentiresti il profumo della terra pronta alla semina e delle olive pronte alla raccolta...
quando ero bambino la scuola cominciava ad ottobre ed io andavo a vivere a casa di una delle due nonne a turno, i miei restavano al trullo attendendo appunto novembre per la semina del grano; la domenica tornavo anch'io al trullo e godevo di quegli odori e del bel colore verde dell'erba novembrina che tentava di sconfiggere la terra zappata in estate per essere poi pronta alla semina...
Anonimo ha detto…
Domenica 30 si va con Passoditerra a pererosse per fogghij sciers'.
Ciao
Pietro Santo
smemorato ha detto…
Scusa Pietro, sul sito di Passoditerra non trovo nulla, è un'iniziativa privata?
Anonimo ha detto…
Mi dice Pasquale che loro sono come le lumache: la locandina non è ancora pronta.
Ciao
Anonimo ha detto…
sarò lieto di pubblicizzare l'evento

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