l'Unità d'Italia

In margine al dibattito aperto da una lettera di uno studente, sedicente leghista, pubblicata nei giorni scorsi dal Corriere della Sera.

Dal mio punto di vista (anzi dai miei punti di vista, tenuto conto che ho vissuto sia al sud che al nord del Paese), occorre tener conto delle ragioni di tutti. La storia è storia e non la si può ne negare ne piegare al proprio tornaconto. Va ricordato che la Lega, aldilà del folklore di cui si ammanta pediodicamente, ha alla sua origine un'esigenza economica se non condivisibile, comprensibile. Essa andò a rappresentare le piccolissime e piccole realtà imprenditoriali che si vedevano stritolate fra i privilegi della grande industria (peraltro, spesso, loro diretta datrice di commesse e lavoro) e l'esosità dello Stato. Per fare ascoltare la sua voce la Lega scelse il metodo del polemico confronto: il nord paga le tasse, il sud si mangia le tasse perchè non lavora, dimenticando che il lavoro al sud spesso non emerge alle statistiche ed al fisco a causa dello storico ricorso al "nero". Meglio sarebbe stato per la legittimità di quel movimento che avesse semplicemente perorato la propria causa, sicuramente non avrebbe imbarcato le varie tendenze xenofobe in passato contro i "terroni", oggi contro i clandestini extracomunitari. Oggi quel movimento è al governo e fa opposizione in contemporaea, un classico all'italiana: un colpo al cerchio e uno alla botte. Questo in una democrazia matura non dovrebbe accadere, sarebbe ora di pensare, oltre che alle giuste celebrazioni dell'Unità d'Italia, al consolitamento della stessa con una politica economica veramente nazionale che tenga conto delle differenze per appianarle e non per esasperarle. Una politica nazionale oggi vuol dire, secondo me, una politica europea che porti alla realizzazione di una Europa unita economicamente, al di là della moneta unica che da sola non basta ad unificare. Una Europa che sia in grado di contare in un mondo globalizzato dominato dagli USA e dalle emergenti Cina e India. Invece che facciamo noi? Pensiamo al passato e ai nostri campanili e lasciamo che tutto continui con mafie e Confindustria a dettare la danza.

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