Dal 3 giugno in poi smettiamola di pensare alle ronde cittadine e facciamo funzionare le strutture d'ordine pubblico esistenti, magari dotiamole di mezzi e risorse, paghiamo loro un stipendio più decente, riduciamo gli indulti e non creiamo nuovi reati ad hoc; forse la nostra Repubblica prima seconda o terza che sia non avrà bisogno di essere commemorata ma si sentirà rispettata.
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Maria Novella Oppo
Qualunque cosa pensiamo di Giulio Andreotti e dei misteri cui è intrecciata la sua lunghissima vita politica, non si può negare che siano troppi e inquietanti i legami con gli scandali italiani, a cominciare dai più sanguinosi. Ma almeno un momento di chiarezza c’è stato nella complessa puntata di AnnoZero dedicata al film «Il divo», di Paolo Sorrentino. Il momento della verità è stato quando ha preso la parola il figlio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, «eroe borghese», che fu lasciato solo dallo Stato davanti al suo assassino. Come noto, il senatore Andreotti, alla fine di un lungo processo, non è stato riconosciuto innocente ma colpevole di rapporti con la mafia fino al 1980 e quindi prescritto. Il figlio dell’avvocato Ambrosoli ha spiegato che la prescrizione si può rifiutare e un presidente del Consiglio dovrebbe sentire l’esigenza morale e politica di una totale chiarezza sul suo operato. Esigenza che dovrebbe valere anche per un altro presidente del Consiglio: quello attualmente in carica.
Pubblicato il: 01.06.08