Al mio caro riviezz’

Caro fratello, se ti affacci un attimo dalle nuvole, puoi
vedere le rose che mi ha fatto piantare apposta per te se
ti trovi a passare da noi. Nell’angolo vicino al passaturo
intorno al corbezzolo, fra il mandorlo e il gelso, dietro al
trullo dell’amico massaro. Se si sbriga a tornare il sole al
più presto, lei spera che troverai le aiuole già fiorite come
piacciono a te, con le rose antiche di tua madre circondate
dalle rose colorate come si usa adesso. Tua cognata non mi
da pace, ha voluto che ti scrivessi per dirti che sei sempre
presente tutti i giorni nella nostra vita. Io aggiungo che le
nostre giornate non sono state mai così piene: quando si
dice “hai lasciato un grande vuoto”…In questo mese la tua
presenza nella nostra casa è stata costante, il ricordo di te è
una compagnia calda e piacevole. Non penso che le parole
possano bastare a consolare la nostra cara Anna, ma da lei
ci faremo surrogare la tua voce ed i tuoi ambiti gesti. Ti
prego, venite insieme a trovarci spesso, c’è sempre un posto
sotto al grande alloro libero per te e tua moglie. L’ombra in
quell’angolo non tramonta mai e c’è sempre un venticello
piacevole. Ci sono vicino i gelsi bianchi… e le nespole a
cippon… e poi c’è quel caco che quando matura…
Mi raccomando fatti vedere, sennò quella mi piange sempre!
Veramente qualche volta piango pure io… no, non mi
vergogno. Come posso vergognarmi a piangere per un
fratello grande come te? Caro riviezz’ mia bell’!

Pietro Santo

Commenti

smemorato ha detto…
Ho pianto anche io.
smemorato ha detto…
Carissimo Pietro,
"compatire", soffrire insieme è uno dei primi passi avanti che l'uomo nella sua lunga evoluzione ha fatto per distanziarsi dall'animalità che pur ci permea. Sappi che ho compreso bene e lo condivido il modo che hai scelto per ricordarlo, una moderna e supplementare "trigesima".
Anonimo ha detto…
Stamattina siamo stati al cimitero, a Ceglie, per trasferire mio fratello dalla tomba dov'era "ospite" in una casettina tutta sua, anche se in un grosso condominio (spero che qui vadano tutti d'accordo e non come nei condomini litigiosi delle periferie brindisine). Ho incontrato un vecchio amico che accudiva i genitori ed i due fratelli minori ai quali è sopravvissuto. Siccome sa che sto lontano dal paese mi ha indicato alcune sepolture di persone che fanno parte della nostra giovinezza. Ti sembrava di vederli tutti intorno a te: lo stagnino col suo banchetto davanti al turragno, il sarto con un piede sulla sedia sulla soglia del laboratorio ad imbastire sul ginocchio, il merciaio ambulante col suo carretto con scampoli e aghi e fili colorati e ditali e spinguli francis, il fruttivendolo ambulante con patate e cipolle e iacc e putrusin, il contadino di cui vedevo solamente i figli perchè lui e sua moglie erano sempre a lavorare nei campi, l'amico emigrato ritornato per l'ultimo viaggio. Quanta nostalgia e quanto amore nella pace del cimitero!
Pietro Santo
smemorato ha detto…
Pietro carissimo, stare in pace coi propri pensieri avvicina molto le persone care che ci mancano e persino i conoscenti ci tornano in mente col sereno; non che la morte trasformi tutto in bene, ma è la nostra buona memoria che ci smussa eventuali rancori. Il culto dei morti è necessario a noi umani come poco altro, chi lo sente lontano non vive bene. Un abbraccio!
Giacomo

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