Gli effetti della guerra russo-ucraina

La guerra modifica la narrazione dei rapporti dell’Italia con l’Europa orientale, a partire dalla presentazione dell’immagine dei profughi. I quali sono guardati dai leader populisti nostrani come diversi dai migranti in fuga dalle crisi africane e mediorientali, quindi accettabili.

La comunicazione vive due narrazioni la cui convergenza può essere solo di tipo parallelo. Una narrazione preoccupata degli effetti economici della crisi ucraina, legata all’incremento delle tariffe energetiche per imprese e famiglie. Un’altra narrazione di tipo europeo che racconta il dramma delle persone in fuga e degli effetti distruttivi della guerra sul teatro degli scontri. Due piani emotivi che, convivendo nell’opinione pubblica, rischiano di produrre un cortocircuito dagli esiti imperscrutabili.

Occorre, inoltre, non dimenticare che la guerra ha molti volti nel mondo e mai come oggi ci sembra di conoscerli da vicino. Ha il volto dei civili ucraini che da oltre due mesi vivono sotto i bombardamenti, ma anche quello di milioni di altre persone che stanno vivendo in questo momento le conseguenze dirette o indirette di un conflitto in altri paesi del mondo.

In Yemen ricevere assistenza sanitaria è diventata una sfida quotidiana e le persone devono affrontare viaggi di ore o giorni per raggiungere il primo ospedale. La Siria, in guerra da 11 anni, ospita milioni di sfollati interni, gran parte dei quali donne e bambini che vivono in condizioni di insicurezza. Molti palestinesi, che da decenni vivono sotto occupazione, convivono con le conseguenze fisiche e psicologiche dei traumi subiti. Del conflitto in Afghanistan non si parla più, ma oggi sono la malnutrizione e il morbillo a fare vittime soprattutto tra i bambini.




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