realtà e finzione o viceversa

«La rosa e il leone» È il titolo del racconto scritto da Daniele Ughetto Piampaschet in cui il protagonista deluso dall’amante prostituta la uccide, l'autore è ora rinchiuso in una cella di isolamento del carcere torinese delle Vallette con l’accusa di aver progettato ed eseguito l'uccisione di una prostituta nigeriana. La giovane è stata colpita con una dozzina di coltellate e gettata nel Po. Il corpo di Anthonia Egbuna sparita il 28 novembre 2011 fu ritrovato nel febbraio successivo. Nell’abitazione della ragazza i carabinieri hanno trovato con i suoi documenti anche alcuni scritti di un corteggiatore italiano: lettere e racconti. In uno di questi Daniele Ughetto Piampaschet aveva previsto e descritto la morte violenta della ragazza per mano di un innamorato deluso. Il giovane ha abbozzato una difesa: «Sono un aspirante scrittore e la frequentavo come fonte di ispirazione letteraria. Che sia stata uccisa come nel mio racconto è solo coincidenza. Ho dedicato altri manoscritti di vita vissuta a prostitute nigeriane diverse da lei e a loro non è successo nulla». Il racconto del trentaquattrenne laureato in filosofia e a lungo disoccupato, si intitola «La rosa e il leone». Ed è la storia di un giovane che, «pur simpatico, era più squattrinato di un ladro in manette», dai «lunghi capelli che attraggono Anthonia». Lei «se ne innamora». Vivono «insieme ore spensierate», a fare cose semplici «come la spesa in un supermercato di Giaveno», «acquistare generi alimentari», «cucinarli». Pure al finale drammatico l’aspirante scrittore cerca di dare un tocco di bucolico: «Salì in macchina e raggiunse rapidamente la vecchia casa di campagna. Rovistò nel fienile in mezzo alla paglia. Afferrò un fucile da caccia insieme alla cartucciera. E tornò da Anthonia». Le sue lettere ad Anthonia, scritte in un inglese corretto, rappresentano un credibile movente: «Ti amo ma io sono stanco del tuo lavoro. La strada mi stanca veramente. Quando lascerai la strada? Ti prego , lasciala, siamo in grado di guadagnare in un modo diverso». Di fronte al gip il giovanotto ammette di aver avuto «nei primi tempi» una «relazione sentimentale con lei». I tabulati telefonici portano gli investigatori alle celle agganciate dal suo cellulare e queste consentono di ricostruire i movimenti quotidiani di Piampaschet dalla primavera all’autunno di un anno fa: ruotano attorno ai percorsi di prostituzione di Anthonia; di giorno si vendeva su una strada di paese, di sera doppio turno di lavoro sul viale di corso Regina Margherita, a Torino. Dove l’aspirante scrittore situa il luogo del delitto: «La uccise dietro un cespuglio». Naturalmente le accuse andranno vagliate e confermate o smentite da un regolare iter giudiziario, resta comunque la sensazione, non nuova, che la realtà e la finzione tendano a confondersi facilmente nella nostra epoca in cui i mezzi di comunicazione ci staccano dalla realtà e la vita reale ha spesso i connotati di una fiction a sorpresa.

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